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News - 22/02/2017

Inflazione: l'Istat rialza le stime, a gennaio sale all'1% in linea con il trend UE

Secondo le stime di Eurostat l'inflazione annua nell'eurozona si è attestata a +1,8%, vicino ormai al target del 2% indicato dalla BCE quando ha dato il via libera al piano di stimoli monetari.

In Italia, triplicano in un mese gli aumenti dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa. L'Istat rileva infatti per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona rincari dei prezzi dell'1,1% a gennaio su base mensile e dell'1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre). Aumenti ancora più consistenti toccano i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto che salgono dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall'1% del mese precedente.

Si impennano in particolare i prezzi dell'ortofrutta a gennaio, con aumenti del 20,4% su base annua per i vegetali freschi e del 7,3% per la frutta fresca. Anche rispetto a dicembre ci sono rincari, rispettivamente del 14,6% e dello 0,9%. Questi aumenti congiunturali, spiega l'Istat, "confrontandosi con le riduzioni dei prezzi registrate a gennaio 2016 (rispettivamente -2,0% e -1,6%), determinano, su base annua, accelerazioni della crescita particolarmente marcate".

Nell' Eurozona, l'inflazione a gennaio è salita a 1,8% su base annuale, rispetto all'1,1% di dicembre. Lo indica Eurostat specificando che per l'insieme della Ue-28 il tasso di gennaio è stato dell'1,7% contro l'1,2% del mese precedente. Guardando ai singoli paesi, l'inflazione maggiore è in Belgio (3,1%), davanti a Lettonia e Spagna (2,9%), con la Germania a 1,9% e Francia a 1,6%, la più bassa in Irlanda (0,2%). In Italia il tasso (1%) è raddoppiato rispetto a dicembre (0,5%) ma resta il nono più debole nell'Ue.

I dati macroeconomici europei sull’inflazione (cfr. all.) confermano l’outlook di recupero della dinamica dei prezzi verso il target della BCE (2%).      

Il prossimo 9 marzo si riunirà il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea: c'è da notare che, seppur probabilmente solo congiunturale, il balzo dell’inflazione alzerà i toni del dibattito intorno al Quantitative Easing, osteggiato da alcuni Paesi, Germania in primis, che chiedono di avviare il tapering, ossia il ritorno alla normalità monetaria attraverso un progressivo rallentamento nel ritmo di acquisto di asset sul mercato. Ma una restrizione del Quantitative Easing, o un aumento dei tassi, avrebbe come conseguenza un aumento del rendimento dei BTP italiani, con ripercussioni negative sul bilancio dello Stato, visto che aumenterebbe (non poco) la spesa per interessiE se fosse -considerando come già sfuggita l'opportunità della fase ribassista dei prezzi del petrolio- l'Italia non avrebbe colto appieno le chances provenienti dal piano di acquisti della BCE, dai tassi sullo zero o negativi.

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