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Interviste ed Editoriali - 27/03/2024

Camilli: “Un piano da 200 milioni per il Lazio”

Il Presidente di Unindustria nell’intervista a La Repubblica: "Le aziende devono e vogliono crescere ma le risorse comunitarie vanno raddoppiate"

 

Dopo l'Assemblea Generale dello scorso 12 marzo, nell'intervista di oggi a "La Repubblica" il Presidente di Unindustria Angelo Camilli torna a parlare delle azioni necessarie per il Lazio: "Se le imprese vogliono crescere, innovare e scommettere ancora su questa regione, serve una dotazione di 200 milioni in cinque anni".

 

«Il Lazio deve mirare ad un ambizioso riposizionamento in Italia e in Europa. Le più recenti stime sul Pil regionale nel 2023 ci collocano appena sopra la media italiana, eppure dopo la caduta del 2020 non abbiamo agganciato il ritmo di rilancio delle altre principali regioni. L’economia della nostra regione dimostra di avere il fiato corto, serve un impegno moltiplicato di tutti i protagonisti per il rilancio: dobbiamo decidere se continuare a perdere terreno o riprendere a correre».

 

Angelo Camilli, classe 1961, parla come un coach a una squadra che tarda a rilanciarsi. E' dal 2020 Presidente di Unindustria. Da quel tremendo anno non ha fatto altro che cercare di spingere e sostenere le aziende del Lazio perché recuperassero i livelli produttivi del pre-Covid. «Un’impresa che ancora non è perfettamente compiuta», insiste.


Cosa manca?

«Qualsiasi criticità arriva prima dentro i cancelli delle aziende e per primi noi imprenditori ci dobbiamo organizzare per risolverle. Siamo intrinsecamente avamposti del cambiamento. In questi anni, abbiamo recuperato produttività, siamo stati l’orgoglio della grande ripresa. Ma l’impegno dell’impresa, da solo, non basta. C'è bisogno di un nuovo patto tra politica, pubblica amministrazione e imprese. Manca un’adeguata rete infrastrutturale, ma a dir la verità manca anche una domanda sostenuta come nel passato presso alcuni Paesi, in particolare la Germania e altri partner del nord Europa tradizionali mercati di sbocco delle nostre esportazioni dal farmaceutico alle componenti automobilistiche, rallentati dalla crisi mondiale, quella del post-Covid che si è sovrapposta a quelle delle guerre».


Assunto che si voglia smettere di perdere terreno e ricominciare a correre, quale può essere il contributo di Unindustria?

«Quello di proporre un piano industriale per il Lazio: una piattaforma di temi e obiettivi su cui immaginare le azioni per un salto di qualità decisivo verso la dimensione di terra d’impresa di caratura europea. Negli ultimi vent’anni il nostro capitale industriale si è drammaticamente ridotto: il valore aggiunto dell’industria è diminuito di un terzo. Da soli i servizi non bastano per accelerare la crescita. L’innovazione si trasferisce e si valorizza nella manifattura ed è la manifattura che fa crescere la domanda dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Dobbiamo ristabilire un rapporto più equilibrato tra l’industria intelligente e i servizi ad alto valore aggiunto».

 

Cosa vuol dire in pratica?

«Abbiamo bisogno di un numero maggiore di medie imprese per competere sui mercati globali e di irrobustire le tante numerose piccole eccellenze. La fame di crescita delle imprese c’è: lo dimostra la partecipazione per le misure sul rafforzamento patrimoniale delle Pmi presentate lo scorso dicembre dalla Regione: lo stanziamento di 15 milioni di euro poteva garantire fino a 60 milioni di emissioni, ma ad oggi, in soli tre mesi, le manifestazioni d’interesse hanno superato abbondantemente i 100 milioni. Ma se le imprese vogliono crescere, innovare e scommettere ancora su questa regione serve una dotazione di 200 milioni in cinque anni. Il sostanziale raddoppio delle risorse comunitarie per i programmi regionali 2021-27 è un’occasione irripetibile per capitalizzare questa fiducia. Dopo le elezioni europee sarà fondamentale un Industrial Act per sostenere le grandi trasformazioni verde e digitale con l’emissione di titoli sovrani europei, come suggerito dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Sarà un momento fondamentale per sentirci tutti più europei».

 

L'intervista, a cura di Eugenio Occorsio, è disponibile in allegato.

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