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News - 14/05/2018

DEF - Documento di Economia e Finanza

Le Commissioni speciali di Senato e Camera hanno avviato, in seduta congiunta, le audizioni riferite al Documento di economia e finanza 2018

Le Commissioni speciali di Senato e Camera hanno avviato, in seduta congiunta, le audizioni riferite al Documento di economia e finanza 2018.

Martedì 8 maggio, è intervenuto il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan e, sempre martedì, si sono svolte le audizioni dei rappresentanti della Corte dei conti e del CNEL. Mercoledì 9 maggio, sono stati sentiti i rappresentanti dell'ISTAT, della Banca d'Italia, UPB (Ufficio parlamentare di bilancio), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UPI (Unione Province d’Italia).

L'esame in Commissione proseguirà mercoledì 16 maggio, per concludersi, presumibilmente, giovedì 17 maggio.

Il DEF 2018, approvato il 26 aprile dal Consiglio dei Ministri, si presenta in una versione, per così dire, “tecnica” in quanto si limita alla descrizione dell'evoluzione economico-finanziaria internazionale, all’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia e al quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue, alla luce degli effetti della Legge di Bilancio per il 2018.

Il Parlamento trova quindi in questo Documento un quadro aggiornato della situazione economica e finanziaria quale base per la valutazione delle politiche economiche e dei programmi di riforma che il prossimo Esecutivo vorrà adottare.

In particolare, il Ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan ha evidenziato soprattutto come il rischio della prolungata incertezza politica possa costituire un freno alla ripartenza degli investimenti, volano di sviluppo economico e occupazionale.

Per quanto riguarda la visione dell’UPB, l’eventuale inasprimento delle tensioni geopolitiche, commerciali e finanziarie presenti a livello globale potrebbe innestare deterioramenti del clima di fiducia tra gli operatori e un’intensificazione dell’instabilità nei mercati con conseguenze negative per la prosecuzione della fase di espansione mondiale che fatalmente si ripercuoterebbero anche sulla ripresa italiana.

Per il Presidente dell’ISTAT, ad aprile si sono confermati segnali di decelerazione, che prospettano uno scenario di minore intensità della crescita su cui pesa anche il rischio relativo al rallentamento del commercio mondiale, a causa della "guerra dei dazi" innescata dagli Stati Uniti.

Inoltre, la dinamica più contenuta degli scambi internazionali influirebbe negativamente sulla crescita complessiva del sistema economico, determinando una diminuzione del Pil di 0,3 punti percentuali rispetto allo scenario base; le esportazioni registrerebbero un rallentamento significativo, diminuendo di 1,1 punti, le importazioni di 0,3 punti.

Anche la Banca d’Italia evidenzia il timore che l'introduzione dei dazi Usa e l'incertezza sulle prospettive del commercio mondiale potrebbe trasmettersi ai mercati finanziari e alla fiducia delle imprese e delle famiglie scoraggiando investimenti e consumi.

Forte richiamo poi alla necessità di fronteggiare il peso del debito pubblico. Se si vuole evitare, o contenere, l'aumento dell'Iva e si vuole ridurre il debito in modo visibile e significativo, bisognerà ricercare fonti alternative di aumento di entrata o riduzione di spesa.

Il ciclo della programmazione delle finanze pubbliche potrà essere aggiornato dal prossimo Governo attraverso l’elaborazione di un quadro programmatico e, in autunno, con l’adozione degli altri strumenti di programmazione previsti dalla Legge n. 196/2009: la Nota di Aggiornamento del DEF e il Disegno di Legge di Bilancio dello Stato.

Il DEF si compone di tre Sezioni:

  • Sezione I – Programma di stabilità dell’Italia
  • Sezione II – Analisi e tendenze della finanza pubblica
  • Sezione III – Programma Nazionale di riforma

Il Documento è completato da alcuni allegati.

Il DEF consente comunque di apprezzare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche operato nel corso della passata legislatura:

  • Stabilizzazione del debito pubblico in rapporto al PIL ed uscita del Paese dalla recessione

Il debito pubblico in rapporto al PIL è stato stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi (dal 99,8% del 2007 al 131,8% del 2014), mentre il deficit è sceso costantemente dal 3,0% del PIL al 2,3% del 2017 (1,9% al netto degli interventi straordinari a tutela del risparmio e del credito). Al tempo stesso, è possibile rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del PIL dallo 0,1% del 2014 all’1,5% del 2017.

  • Discesa del tasso di disoccupazione e sostegno alla crescita economica

Il tasso di disoccupazione è sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all’11,2 del 2017, mentre il numero di occupati è aumentato di quasi 1 milione di unità dal punto più basso della crisi nel settembre 2013, di cui oltre la metà con contratti a tempo indeterminato.

Per quanto riguarda il periodo di previsione preso in considerazione nel DEF, le stime macroeconomiche contemplano una crescita del Prodotto interno lordo rispetto all’anno precedente pari a 1,5% nel 2018 e 1,4% nel 2019 e una riduzione del tasso di disoccupazione rispettivamente al 10,7% nel 2018 e al 10,2% nel 2019.

Il sostegno alla crescita economica è atteso dall’impulso agli investimenti privati – in crescita grazie al miglioramento del clima di fiducia, della funzionalità dell’ambiente economico e delle agevolazioni fiscali – dall’accelerazione dei consumi privati, da un recupero degli investimenti pubblici in valore assoluto e in misura minore dalle esportazioni nette. Il ripristino di condizioni di credito più favorevoli a consumi e investimenti contribuisce alla ripresa economica, dopo gli interventi degli anni scorsi che hanno migliorato la governance nel settore bancario e risolto crisi specifiche.

  • Riduzione del deficit

Per quanto riguarda la finanza pubblica, il quadro tendenziale prevede una riduzione del deficit all’1,6% del PIL nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, con l’avanzo primario in crescita rispettivamente all’1,9% e al 2,7%. Il debito pubblico è previsto scendere al 130,8% del PIL nell’anno in corso e al 128% l’anno prossimo.

  • Indicatori di benessere “equo e sostenibile”

Dopo l’esercizio sperimentale dello scorso anno, il DEF 2018 è corredato dagli “Indicatori di benessere equo e sostenibile”: si tratta di 12 indicatori di diverse aree che caratterizzano la qualità della vita dei cittadini relative a disuguaglianza, istruzione, salute, ambiente, sicurezza, etc.

In esito alla sperimentazione relativa a 4 indicatori, a partire dal 2018 l’Italia è il primo paese dell’Unione europea e dei G7 a dotarsi di un set di indicatori di benessere in base ai quali misurare l’impatto delle politiche pubbliche, abitualmente valutato su pochi indicatori macroeconomici e di finanza pubblica, in primis il PIL.

Il quadro economico-finanziario prospettato nel DEF, non avendo, come già evidenziato, natura programmatica, contempla l’aumento delle imposte indirette nel 2019 e, in minor misura, nel 2020, previsto dalle clausole di salvaguardia in vigore.

Come già avvenuto negli anni scorsi, tale aumento potrà essere sostituito da misure alternative con futuri interventi legislativi che potranno essere valutati dal prossimo Governo.

 

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