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Interviste ed Editoriali - 08/04/2020

Coronavirus, Palamides: prima la salute, ma far ripartire subito le imprese del Distretto

Intervista della Presidente di Unindustria Viterbo Stefania Palamides sul Corriere di Viterbo

“Il bene primario da difendere è quello della salute, lo abbiamo detto e ribadito più volte, ma dobbiamo renderci conto che, a causa della crisi economica, c’è il rischio concreto di una depressione molto significativa, la più grande dal Dopoguerra ad oggi. Parecchie filiere produttive rischiano il collasso. Il che significa, lo dico senza mezzi termini pensando anche al Distretto ceramico di Civita Castellana, perdita drammatica di posti di lavoro”. Stefania Palamides, general manager di Ceramica Tecla e Presidente di Unindustria Viterbo, come tutti i colleghi del Distretto di Civita Castellana ha chiuso i battenti in seguito al Dpcm dello scorso 22 marzo.

 

“Il nostro pensiero deve andare innanzi tutto alle vittime, a chi soffre, a chi è in prima linea: è necessario superare l’emergenza sanitaria con tutti gli strumenti possibili. Per fortuna nel nostro territorio e anche nel Lazio, grazie pure alle misure prese, non c’è la stessa situazione drammatica di alcune regioni del Nord”. Ma, riflette Palamides, “parallelamente siamo di fronte ad una crisi economica terribile, c’è chi ha parlato giustamente di economia di guerra. Per questo, ove le condizioni di sicurezza lo consentano, bisogna far riaprire le fabbriche. Questo è possibile nel Distretto ceramico, dove gli ambienti di lavoro hanno elevatissimi standard di sicurezza, ulteriormente aumentati già da prima della chiusura, quando avevamo messo in piedi misure stringenti per attuare il distanziamento sociale, come per esempio le entrate scaglionate e la chiusura delle mense. Per cui noi non abbiamo difficoltà ad applicare immediatamente il Protocollo d’intesa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro firmato lo scorso 14 marzo tra Governo, Confindustria e sindacati: anzi, le misure previste le abbiamo applicate ben prima della chiusura del 22 marzo. I lavoratori delle nostre aziende sono in assoluto il bene primario da salvaguardare e la loro salute va messa sempre e comunque al primo posto, senza se e senza ma”.

 

“Ogni giorno che passa però – continua Palamides - perdiamo quote di mercato e quote di export, veniamo sostituiti da aziende di altri Paesi, primo tra tutti il Portogallo, che invece continuano a produrre: quando poi un cliente cambia fornitore è difficile che torni indietro”. È stata anche avanzata l’ipotesi di far ripartire le spedizioni di prodotti già pronti, ma per Palamides non basta: “Sarebbe una misura insufficiente, bisogna pensare ad una riapertura graduale, step by step, però in tempi ragionevolmente brevi bisogna tornare al più resto alla normalità. Tantissime aziende del Distretto sono in grado di rispettare tutte le prescrizioni. Per questo auspichiamo che il Governo prenda in considerazione questo grido di allarme e che ci sia prestissimo un provvedimento che consenta di riaprire i cancelli delle nostre fabbriche. Se così non fosse un gioiello del made in Italy, come è quello della ceramica sanitaria di Civita Castellana, potrebbe subire dei danni enormi (sul prodotto, sull’indotto e sui lavoratori) che ci porteremmo appresso per anni ed anni”.

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