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Interviste ed Editoriali - 25/04/2020

Roberto Mastrofini: “Dobbiamo trovare il modo di ripartire”

Intervista al Presidente della Sezione logistica e trasporti di Unindustria sul sito "Abitareroma.it"

E così abbiamo trovato posto nel quadrante che scandisce ore e minuti con un adagio che appariva fuori tempo. Luogo quasi irreale che, con le parole di Baricco, è un “dove il talento dello stare fa apparire la meraviglia dell’andare un’infantile debolezza”. Ma le lancette a volte inciampano, in questo nuovo bizzarro un due tre stella, c’è chi cade e resta troppo indietro. Si rialzerà? Lo abbiamo chiesto al Presidente della Sezione Logistica e Trasporti di Unindustria dr. Roberto Mastrofini: “ci sono persone in cassa integrazione dal 16 marzo che ancora non hanno preso lo stipendio – dice - questa situazione è assurda e drammatica. Per quanto riguarda gli aiuti alle aziende, ho sentito che si sono sbloccati i prestiti di 25.000 euro ma si sono dimenticati di snellire le procedure di richiesta, rendendo complicato e difficile l’accesso a questi fondi. Ma quello che a me preme sottolineare è il mancato supporto ai lavoratori, qui c’è il solito discorso dei figli e dei figliastri, i dipendenti statali sono in telelavoro e lo stipendio ce l’hanno garantito, ma i dipendenti delle aziende hanno un punto interrogativo sulla ripresa delle attività ed in più, quelli che hanno utilizzato lo strumento della cassa integrazione straordinaria, dal 16 di marzo non hanno ancora preso niente, adesso arrivati al fondo, cominciano ad avere problemi economici gravi”. Per i lavoratori che invece non si sono fermati, quali sono le misure di sicurezza che sono state prese dalle aziende? “Sono state attuate due grosse attività di controllo e di sicurezza. Quella legata alla sicurezza personale, parliamo di distanze di sicurezza quindi garanzia di spazi adeguati per evitare contatti ravvicinati, strumenti e dispositivi di sicurezza personale quindi tute, guanti, mascherine, occhiali, schermi protettivi, separatori dove servono, tutte cose a cui hanno provveduto direttamente le aziende a proprie spese. Altro aspetto importante è quello della pulizia e disinfezione dei mezzi di trasporto e degli ambienti di lavoro, vanno fatte frequentemente con determinate procedure e da aziende specializzate, questo ha comportato spese elevate. Poi ci sono le procedure di sicurezza in generale che riguardano per esempio le modalità di accesso all’impianto da parte del personale, i camionisti che devono scaricare le merci in una fabbrica o in una piattaforma logistica devono mantenere le distanze, consegnare i documenti in un certo modo, non avvicinarsi al personale, tutte procedure che conosciamo e che le aziende che operano stanno adottando. Bisogna spingere di più su questo. Sono state separare le aziende che potevano o no restare aperte in base al codice Ateco, ovvero il codice che utilizzano le camere di commercio per identificare i filoni produttivi. Ma la possibilità di rimanere aperti e di riprendere l’attività deve essere basata sull’effettiva capacità di quell’azienda di adeguarsi a questa situazione. Se un’azienda, indipendentemente dal settore di attività, può garantire la sicurezza dei lavoratori ed una operatività in sicurezza, perché deve restare chiusa?” Qual’è il settore produttivo maggiormente in crisi? “Sicuramente tutto il settore alimentare diretto alla somministrazione di dettaglio verso ristoranti, alberghi, bar. Tutto il settore turismo e quelli connessi. I trasporti del cosiddetto TPL cioè il trasporto pubblico regionale, gli scuolabus, tutto il settore del trasporto di persone”.

 

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