Alla Regione chiede “più dinamismo e meno timidezza”, mentre le misure adottate da Palazzo Chigi “spesso non sono state tempestive: penso alla cassa integrazione, spesso anticipata dalle aziende”. E per il Comune di Viterbo l'invito è quello di mettere in campo “procedure semplificate e pochissima burocrazia in vista dell'approvazione del nuovo Ecobonus al 110%”. Lo dice Simonetta Coccia, Presidente del Comitato Piccola Industria di Unindustria Viterbo, in un’intervista al Messaggero di Viterbo.
Dallo scorso 6 maggio all'interno di Unindustria (la Confindustria del Lazio) guida la Piccola industria di Viterbo, nella squadra del presidente regionale Fausto Bianchi. “Come lo stesso Bianchi sottolinea spesso - afferma Coccia - c'è il rischio che molte imprese, soprattutto piccole e medie, possano non sopravvivere al dopo Covid. I problemi non sono svaniti con la ripartenza, la domanda è minore in quasi tutti i settori. Comprese l’alimentare, “che durante il lockdown ha perso tutto il fatturato realizzato con bar e ristoranti: per recuperarlo ci vorrà tempo”. Essere al fianco delle attività manifatturiere e sostenere il made in Italy, attraverso percorsi di internazionalizzazione ed export, è indispensabile. Per il Viterbese il riferimento è al distretto ceramico di Civita Castellana, «eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo», dice Coccia. La Tuscia più di altri chiede regole più chiare, anche al Comune capoluogo: «L'economia cittadina è legata a doppio filo con l'edilizia, ma da un anno manca un atto che attui la legge regionale sulla rigenerazione urbana. Che si aspetta?». A breve diventerà legge e ci sarà l'occasione dell'ecobonus al 110%: servono le semplificazioni.
Per la Tuscia, inoltre, Unindustria ha pronto un progetto di sviluppo turistico: «Vogliamo confrontarci subito con tutte le istituzioni per discutere di un settore strategico, tra quelli che ha sofferto di più. Ma per portare turisti e sviluppo servono infrastrutture: non è più rinviabile il completamento della Orte - Civitavecchia, peraltro già finanziato, e serve una linea ferroviaria veloce con Roma». Servono misure che «possano garantire la sopravvivenza del nostro tessuto imprenditoriale e servono subito. Le Pmi nel Lazio rappresentano il 99% delle aziende e producono il 68% del Pii regionale. Quali strumenti? Il dialogo con la Regione è proficuo, ma rispetto a quelli messi in campo servirebbero interventi destinati a un segmento diverso di piccole e medie imprese, quelle più strutturate». Il riferimento è al bando con un massimale di 10mila euro di finanziamento a tasso zero per richiedente. «Strumento utile, certo, un po' farraginoso - rileva Coccia - ma non per tutte le tipologie di Pmi». Fondamentale per qualsiasi tipo di intervento è poi il fattore tempo «perché la crisi è innegabile, non si può indugiare. La tempestività di erogazione degli interventi può determinare la sopravvivenza di molte realtà».