Il livello di fiscalità locale e le tariffe dei servizi degli Enti Locali rappresentano due leve di valorizzazione delle aree industriali, in quanto fattori discriminanti della capacità del territorio di mantenere i capitali esistenti e di attrarre nuovi investimenti.
Con l’intento di approfondire il grado di utilizzo di tali leve, in collaborazione con Luiss Business School e Fondazione Bruno Visentini e con il contributo di CCIAA di Roma, Unindustria ha avviato già dallo scorso anno un monitoraggio sul carico impositivo fiscale in alcune aree industriali particolarmente significative della regione: Pomezia, Civitavecchia, Anagni, Colleferro, Fiano Romano, Roma.
La seconda edizione della ricerca - presentata oggi (guarda le foto) all’attenzione degli amministratori locali dei Comuni oggetto di studio con l'iniziativa "Aree industriali attrattive: secondo rapporto sulla fiscalità locale a misura di imprese e start up" - si articola in tre parti.
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La prima – in analogia con la precedente edizione del lavoro – ha l’obiettivo di esaminare i poteri dei Comuni nell’applicazione dei tributi locali e come essi vengano in concreto applicati.
Per l’IMU, i Comuni sono sostanzialmente allineati, applicando un’aliquota nella misura massima prevista dalla legge o, comunque, superiore a quella base. Al contrario, per la TARI, si assiste ad una maggiore differenziazione, dovuta anche alla più ampia flessibilità consentita dalla normativa, sia nella determinazione della tariffa sia nella previsione di eventuali riduzioni ed esenzioni.
Nella seconda parte del lavoro è stata realizzata un’analisi della tassazione IMU e TARI su ‘capannoni tipo’ rappresentativi del tessuto produttivo locale. Ciò ha permesso di effettuare una comparazione tra i territori e di imputare le differenze nel carico fiscale esclusivamente alle politiche adottate dai Comuni.
La terza parte del lavoro è dedicata al focus sulla qualità dei servizi pubblici locali; questa, come per il primo rapporto, ha interessato le tre aree industriali più rilevanti in termini di concentrazione di imprese: Anagni, Tiburtina e Santa Palomba.
L’obiettivo dell’indagine è stato fornire un primo giudizio sul grado di coerenza delle iniziative territoriali in atto e i principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile di Agenda 2030.
Tra i vari temi investigati, meritano attenzione gli ambiti ‘Ambiente e tutela del territorio’ e ‘Sviluppo culturale’, entrambi ascrivibili al Goal 11 “Città e comunità sostenibili” e in particolare al target 11.4, teso a rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio naturale e culturale. Ad eccezione di Anagni, che può dirsi su una traiettoria convergente, Tiburtina, Santa Palomba e Pomezia paiono lontani da un percorso sostenibile.
Diversamente, per Anagni l’ambito che genera maggiore preoccupazione è quello relativo all’Urbanistica.
Infine, a Roma Tiburtina risultano critiche le infrastrutture stradali: la situazione attuale rende improbabile il conseguimento del target 11.2 relativo alla fornitura entro il 2030 di sistemi di trasporto sicuri e sostenibili, migliorando la sicurezza stradale. Tale problematica è condivisa anche dalle imprese di Santa Palomba e Pomezia, come rilevato nella precedente edizione del rapporto.
In allegato la relazione e l'appendice.
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