II presidente di Unindustria Rieti in Alessandro Di Venanzio, esorta le imprese sul futuro: “Dove è possibile adottare tutte le precauzioni sulla salute, giusto riaprire in aprile”. Lo dice in un’intervista al Messaggero di Rieti.
“Nel totale rispetto di tutte le norme anti contagio e sulla salute ma, dove è possibile, le aziende ripartano in modo graduale”. L'appello arriva dal presidente di Unindustria Rieti, che traccia un bilancio della situazione del territorio, a un mese dal lockdown, dalla chiusura o riduzione delle attività. “Le analisi indicano una perdita di 300 milioni al giorno di Pii nel Lazio, di cui 5 nel Reatino - spiega Di Venanzio. - Ovviamente, però, il primo pensiero va alle vittime del coronavirus e a chi, quotidianamente, è in prima linea contro la malattia: la salute è e resta la priorità di tutti, lavoratori e cittadini». Ma il dopo la fase 2 devono essere programmati, in un momento in cui la curva dei contagi sembra finalmente scendere. “Il rischio concreto, soprattutto per le piccole attività - osserva Di Venanzio - è che non possano riaprire: le spese fisse ci sono sempre, ma le entrate, il fatturato sono spesso prossimi allo zero. E, nel Reatino, siamo in un territorio già ferito dal terremoto del 2016 e da tutti i problemi preesistenti alla pandemia”.
Tutto dipende dall'evoluzione dei contagi. L'attuale decreto scadrà martedì prossimo, 13 aprile. “L'obiettivo è che, appena possibile, anche a iniziare da dopo Pasqua e soprattutto nelle aziende dove siano garantiti distanza sociale, mascherine, guanti e tutte le precauzioni, si riparta - auspica il presidente. - Nelle imprese dove le norme di tutela della salute possono essere applicate e rispettate, in modo graduale, con turni e personale a rotazione, è importante riprendere. Questo scenario, del resto, è contenuto nel protocollo siglato alla metà di marzo, tra associazioni e sindacati: dove è possibile rispettare le norme sulla salute, si riparta appena possibile. Nel Reatino, peraltro, sono numerose le attività che si erano impegnate nel rispetto anche prima del blocco: si è registrato un alto senso di responsabilità”. “Nel primo semestre del 2020 - ricorda Di Venanzio - la stima è di una perdita di 10 punti percentuale del Pii. Per l'intero anno, si può contenere il calo a meno 6, ma solo se il 90 per cento delle attività riprende entro la fine di maggio, altrimenti i dati saranno peggiori. Per il Reatino, ad esempio, gli ordini dal nord da tempo non sono più stati consegnati”.
La crisi economica collegata alla pandemia è arrivata dopo una situazione già difficile. “Tra i comparti più coinvolti - conclude Di Venanzio - ci sono industria e settore edile: occorre snellire la burocrazia, garantire i pagamenti, senza contare le responsabilità crescenti sul lavoro. Le ripercussioni sono state e sono proporzionali a quanto si faceva prima. In questa crisi, si sono perse anche quote di mercato, con commesse spostate, ad esempio, in Austria e Ungheria. Ora bisognerà non solo frenare le perdite, ma riconquistarle. Per questo, adottando tutte le precauzioni, dove è possibile, è giusto ripartire”.