Il presente Piano territoriale regionale, in attuazione delle norme nazionali e ordinanze regionali in vigore, fornisce indicazioni circa le attività dei servizi territoriali (ambulatoriale territoriale, esclusa la specialistica ambulatoriale, semiresidenziale, residenziale, domiciliare, cure palliative residenziali e domiciliari) nella fase IV dell’attuale contesto emergenziale, ed è da intendersi valido fino alla fine del periodo emergenziale.
Obiettivo principale resta l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, seppure con modalità organizzative alternative e con la necessaria flessibilità e modularità dettate dall’attuale scenario sanitario. Il Piano territoriale regionale è volto a tutelare gli specifici bisogni sanitari e sociosanitari degli assistiti e garantire le necessarie misure di sicurezza indicando le possibili prestazioni erogabili in presenza del paziente o da remoto, tenendo conto degli specifici profili di bisogno degli utenti.
Con il presente documento si dà attuazione all’articolo 8 del DPCM del 26 aprile 2020 dettando indirizzi validi in tutto il Lazio per la riattivazione delle attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali per le persone con disabilità, con particolare riferimento al regime semiresidenziale.
I servizi sanitari e sociosanitari sono chiamati a gestire la riapertura delle attività a favore dei loro assistiti, che presentano caratteristiche di fragilità, disabilità e non autosufficienza, incluse le persone con disturbo mentale, disturbi da abuso di sostanze e/o addiction, le persone seguite dai servizi dei consultori che, nel precedente periodo hanno ridefinito e rimodulato i loro piani assistenziali anche con il ricorso a nuove modalità di erogazione delle prestazioni.
Per quanto riguarda gli strumenti ICT la Regione, seguendo le linee guida sulla Solidarietà Digitale definite da AGID e dal Ministero per l’innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (https://www.agid.gov.it/it/solidarieta-digitale), sta definendo l’offerta alle strutture, ove non ne siano già dotate, di uno strumento di videoconferenza, senza costi aggiuntivi e coerente con la normativa in termini di sicurezza e privacy. La piattaforma, per sua natura open-source, potrà anche essere installata presso le strutture in modo sinergico con i processi ed i sistemi attuali.
Mediante gli strumenti tecnologici messi a disposizione dalla Regione o dalle Aziende sanitarie, durante il periodo dell’emergenza COVID-19, sarà possibile garantire la continuità dell’assistenza a distanza per alcune delle attività dei servizi pubblici territoriali.
I servizi territoriali dovranno, dunque, prevedere modalità organizzative flessibili e modulabili anche per quanto riguarda le risorse impegnate, perché dovranno tenere in considerazione l’evoluzione della curva epidemiologica in un arco temporale non definibile a priori.
Vi potrebbero essere infatti, nel breve e medio termine, fasi epidemiologiche che, alternativamente, impongono una nuova riduzione delle attività in presenza, con la necessità di fare un maggiore ricorso alle attività in remoto, o la possibilità di incrementare l’assistenza in presenza del paziente.
Con riguardo alla flessibilità organizzativa, anche i singoli piani di assistenza, dovranno consentire una maggiore adattabilità prevedendo, laddove necessario, prestazioni erogate secondo un “mix” di regimi assistenziali diversi (ad esempio, ambulatoriale, domiciliare da remoto, accessi domiciliari in presenza, semiresidenziale).
Come è noto, tali modalità sono state già avviate, a livello locale, dalle singole ASL che, in tale modo, hanno comunque garantito l’assistenza presso i propri servizi territoriali o attraverso i servizi del privato accreditato, adottando soluzioni innovative profilate sulle caratteristiche e bisogni della popolazione di riferimento.
Le Direzioni strategiche delle ASL dovranno, pertanto, provvedere a fornire ai propri servizi pubblici territoriali la necessaria dotazione strumentale; è necessario che le ASL adottino soluzioni per semplificare le procedure amministrative a supporto delle attività sanitarie e sociosanitarie, al fine di consentire all’utente di recarsi fisicamente presso la sede dei servizi solo se strettamente necessario.
Le strutture che erogano prestazioni per conto del SSR devono presentare all’ASL territorialmente competente la comunicazione attestante l’adozione di tutte le misure di prevenzione e contenimento definite nel presente Piano territoriale, ciò ai fini del rilascio del nulla osta da parte della ASL. La verifica delle misure e il riscontro in merito al nulla osta devono avvenire, indipendentemente dall’adozione del Piano territoriale locale della ASL medesima, entro 7 giorni dalla ricezione della comunicazione da parte della struttura.
Le ASL, in applicazione delle indicazioni contenute nel presente documento, dovranno redigere il Piano territoriale locale di fase IV, anche in accordo con il Gruppo Locale Emergenza COVID-19 di cui alle “Linee di indirizzo predisposizione piani territoriali” del 28 febbraio 2020, nota prot. 82372, che dovrà indicare le attività e l’organizzazione dei servizi sanitari e sociosanitari, le tipologie di prestazioni assicurate e le relative modalità di erogazione, ivi incluse le prestazioni da remoto, e che dovrà tenere conto, per quanto possibile, dei diversi scenari epidemiologici. Il Piano territoriale locale dovrà essere formalizzato e trasmesso per conoscenza alla Direzione regionale Salute ed Integrazione Sociosanitaria.
Le strutture private che operano per conto del SSR dovranno notificare al competente servizio della ASL di residenza del paziente le prestazioni effettuate (in presenza, a domicilio e/o con altre modalità da remoto), a far data dall’inizio del periodo emergenziale, nonché le relative figure professionali che le hanno erogate, per ciascun piano di assistenza già in essere. Le ASL provvederanno a verificare la congruità delle prestazioni erogate nell’ambito della rivalutazione dei piani assistenziali.
In allegato il documento