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Interviste ed Editoriali - 14/05/2024

Confindustria: con il Governo Meloni dialogo costruttivo per trovare le soluzioni

Intervista al Presidente di Unindustria e Vice Presidente designato Confindustria, Angelo Camilli, su Il Sole 24 Ore


La retroattività: «Inaccettabile. Crea un clima di sfiducia tra Stato, imprese, cittadini e mina il principio fondamentale del fare impresa che è la certezza del diritto, pregiudicando anche la fiducia in relazione ai futuri provvedimenti e, in generale, rispetto agli investimenti».

 

La stangata sulle banche: «La decisione di non consentire la compensazione dei crediti di imposta con i contributi previdenziali e assicurativi potrebbe da subito bloccare gli acquisti da parte degli istituti di credito; la riduzione delle compensazioni ha, infatti, un impatto sui loro conti e, di conseguenza, sulla capacità di concedere credito al sistema produttivo. Con conseguenze devastanti non solo per le imprese, ma per il paese: senza investimenti non c’è crescita». 

 

Per Angelo Camilli, Presidente di Unindustria e prossimo vice presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco nella squadra del futuro numero uno di Confindustria, Emanuele Orsini (sarà eletto all’assemblea privata del 23 maggio) non si può andare avanti a colpi di decreti ed emendamenti, in una vicenda delicata come il Superbonus 110%:

 

"Serve un tavolo di confronto tra il governo e le diverse parti in causa, imprese e banche. Ma subito, perché si è aspettato fin troppo tempo. Noi siamo assolutamente disponibili. Da quando è entrato in vigore il Superbonus ci sono state più di 30 modifiche normative, che hanno generato incertezze, sfiducia e problemi applicativi della norma".
 

Il sistema bancario è fortemente penalizzato. L’Abi sta ancora facendo i calcoli, ma in ogni caso il divieto di utilizzare i crediti in compensazione di contributi previdenziali e assicurativi, per di più con efficacia retroattiva, potrebbe avere un impatto notevole. Un timore anche vostro?

 

"Banche e imprese sono due soggetti che collaborano. Una penalizzazione del sistema bancario impatta inevitabilmente sull’attività del sistema industriale. Ad esempio, gli effetti sulle aziende di tutta la filiera edilizia sarebbero devastanti: se oggi le imprese avessero intenzione di cedere crediti alle banche, a causa di queste norme potrebbero non trovare più disponibilità da parte del sistema bancario. Una fortissima penalizzazione che rischia di generare forti tensioni di liquidità. Nel caso specifico la Banca d’Italia stessa aveva raccomandato che ogni banca calcolasse l’acquisto dei crediti di imposta in funzione della propria capienza fiscale evitando un acquisto non congruo. Il divieto di compensazione con contributi previdenziali e assicurativi rischia quindi di minare il patrimonio delle banche e di conseguenza la capacità di concedere credito al mercato".

 

È urgente quindi un tavolo di confronto?

 

"Certo, e va realizzato al più presto. Capiamo l’esigenza di tenere sotto controllo i conti pubblici e per questo, in modo responsabile, siamo pronti ad avviare un confronto. Dobbiamo evitare interventi che facciano saltare gli equilibri del sistema economico, con effetti devastanti sul mondo imprenditoriale, individuando un percorso coerente e affidabile. Nei prossimi anni andrà applicata la direttiva Ue per la riqualificazione ambientale delle case, per fare un esempio. Il credito di imposta resta lo strumento principe da utilizzare, anche per Industria 5.0 ma occorre farlo con certezza e stabilità delle norme. Questo modo di procedere rischia di creare sfiducia per il futuro in tutta l’azione di governo".

 

A farne le spese saranno gli investimenti: nell’attesa di Industria 5.0 il 2024 ce lo stiamo già giocando, a danno della crescita?
 

"Non si conoscono i dettagli attuativi del Piano 5.0 e in questo scenario di incertezza, gli imprenditori aspettano. Ma ricordo che su questa misura i tempi sono già ridotti dalla norma, che prevede investimenti solo nel 2024 e nel 2025".

 

In questi giorni sta circolando come possibile soluzione la creazione di un veicolo finanziario dello Stato che acquisti i crediti e allunghi le scadenze del debito pubblico. Cosa ne pensa?

 

"Non conosciamo i dettagli, ma siamo pronti ad avviare un dialogo costruttivo con il Governo Meloni e con tutti gli attori coinvolti per trovare ogni soluzione utile ad evitare questo impatto, in coerenza con le esigenze del debito pubblico, ma anche per scongiurare il rischio di effetti negativi sulle imprese. Per questo insisto: siamo assolutamente disponibili a confrontarci con spirito costruttivo prima possibile".

 

In allegato l’intervista a cura di Nicoletta Picchio per Il Sole 24 Ore.

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Stefano Micalone




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