Il Lazio ha tutte le carte in regola per diventare l’hub logistico di riferimento per l’Italia e l’Europa, al centro del Mediterraneo. La regione, con le sue infrastrutture strategiche come l’aeroporto di Fiumicino, i porti di Civitavecchia e Gaeta, il terminal merci di Pomezia e le altre piattaforme logistiche a supporto di un tessuto industriale diversificato, ha le potenzialità per esprimere una logistica di eccellenza.
Ne parla oggi Il Sole 24 Ore con l'intervista a Sabrina De Filippis, Presidente della sezione trasporto e logistica di Unindustria. De Filippis è amministratore delegato di Mercitalia Logistics, la società capofila delle attività logistiche e di trasporto merci del gruppo Ferrovie dello Stato (Fs). Un ruolo che la vede in prima linea nello sviluppo della logistica in Italia, con la missione di trasformare il cargo ferroviario nel vettore di trasporto privilegiato delle merci sulle lunghe distanze, lasciando alla modalità stradale il primo e l’ultimo miglio.
Quale contributo offre la logistica alla crescita dell’economia italiana?
La logistica sta vivendo una fase cruciale, spinta anche dalle politiche europee, che investono su trasporti più sostenibili e sullo sviluppo dell’intermodalità. Non possiamo assolutamente immaginare di puntare solo sul sistema produttivo, industriale e manifatturiero senza investire in modo forte anche sulla logistica. La logistica muove l’economia dei territori e quindi muove l’economia del nostro Paese. Un’Italia al centro del Mediterraneo che, ora più che mai, può svolgere un ruolo decisivo per la competitività delle imprese a livello internazionale.
Al centro dell’Italia c’è il Lazio: con quali potenzialità nel settore della logistica?
La logistica nel Lazio è una leva strategica cruciale per il futuro del territorio e delle sue imprese. I nostri porti, aeroporti e terminal ferroviari devono essere pronti ad affrontare le sfide della globalizzazione, e per farlo dobbiamo investire con decisione in interconnessione, digitalizzazione e sostenibilità. Unindustria ha proposto di organizzare nel prossimo mese di ottobre gli Stati generali della logistica nel Lazio, in modo da coinvolgere tutti i protagonisti di questo sistema. È necessario unire le eccellenze del nostro territorio e creare una sinergia tra pubblico e privato, stimolando il confronto tra industria, operatori logistici e istituzioni.
Il terminal Fs di Pomezia come si colloca in questo scenario?
Il terminal di Pomezia è il più grande del Lazio e tra i maggiori in Italia: movimenta circa un milione di tonnellate di merci l’anno. Ma soprattutto è strategico per promuovere l’intermodalità, cioè il passaggio delle merci dalla strada alla ferrovia. Pomezia rappresenta una cerniera per l’import-export tra i mercati del Nord e i mercati di consumo del Sud. Il gruppo Fs sta investendo oltre 300 milioni di euro per sviluppare i terminal intermodali in Italia. Tra questi c’è anche Pomezia. Il trasporto merci ferroviario è la cenerentola della logistica.
Come si inverte questa tendenza?
Realizzando delle infrastrutture ferroviarie capaci di accogliere crescenti volumi di traffico. E questo accadrà entro il 2027, con il rilascio, in Italia, Germania, Francia e altri Paesi europei, di nuove opere ferroviarie, finanziate anche con i fondi dei Pnrr nazionali. A quel punto, avremo una maggiore specializzazione delle linee, con la separazione tra il trasporto passeggeri e il trasporto merci. La convivenza fra treni passeggeri e merci verrà meno e ciò faciliterà il trasporto ferroviario delle merci. Inoltre, dobbiamo avere dei terminal intermodali collocati nei punti strategici.
Quali sono gli obiettivi del gruppo Fs nelle attività logistiche?
Diventare un’interfaccia unica per il cliente: l’impresa ci affida le sue merci e noi ci occupiamo dell’intera catena del trasporto, dalla presa in carico fino alla consegna finale, logistica urbana inclusa. Stiamo acquistando dei nuovi carri merci realizzati su misura per le esigenze specifiche delle diverse filiere produttive: alimentare, siderurgica, metallurgica, meccanica e così via.
In allegato l’intervista a cura di Marco Morino per Il Sole 24 Ore