Nel sistema imprese del Lazio, il sistema Farmaceutico e biomedicale occupa una posizione chiave, addirittura al primo posto tra le industrie manifatturiere per export, per valore aggiunto e per stipendi distribuiti sul territorio. A fare la differenza sono i numeri: con una quota pari al 27% sul totale e un valore assoluto ad oggi di 7 miliardi di euro, il Lazio è la principale regione italiana per esportazione di tutti i prodotti farmaceutici, nonché la seconda per numero di addetti in ricerca e sviluppo, segmenti ai quali è affidato naturalmente il futuro del settore così come all’innovazione tecnologica quando si parla di intelligenza artificiale. Non da meno sono le risorse umane, infatti una fetta rilevante del settore farmaceutico laziale è rappresentato dalla parte occupazionale: un apporto diretto e un indotto decisamente importante, si parla di oltre 50.000 risorse per un valore aggiunto di più di 1,7 miliardi di euro. Questi numeri sottolineano quanto il settore sia strategico per l’economia regionale. Ciò nonostante il comparto non è esente dalla concorrenza internazionale, soprattutto in una fase di grande incertezza quella che si sta vivendo oggi. A tutti gli effetti il Lazio rappresenta un’eccellenza della filiera produttiva farmaceutica consolidata ormai nel tempo ma con un occhio al futuro, come testimonia la sua capacità nella biotecnologia che ormai è alla base dei brevetti per i farmaci: anche qui i numeri sono da primato, dagli ultimi dati disponibili oltre il 9% dei brevetti italiani sulle tecnologie di frontiera provengono dalla Regione Lazio. Una skill da preservare e su cui investire nel corso dei prossimi anni.
Ne hanno parlato a Rai Due - Casa Italia Sabrina Florio, imprenditrice nel settore farmaceutico, e Massimo Scaccabarozzi, Presidente della Sezione Farmaceutica e Biomedicali di Unindustria