Rispetto al 2019, il gap del numero di occupati nel Lazio è ancora evidente: 68.000 occupati in meno, cioè una riduzione del 2,9% rispetto al pre-pandemia, anche più marcata della media nazionale pari al -2,4%.
I settori che determinano questo esito sono, come facilmente prevedibile, il Commercio Alberghi e ristoranti (quasi 40.000 occupati in meno) e gli Altri Servizi (-48.000).
L’Industria e, soprattutto, l’Agricoltura contribuiscono invece positivamente, con oltre 20.000 occupati in più rispetto al 2019.
La perdita del posto di lavoro è un fenomeno che continua ad interessare maggiormente:
Tra i dipendenti, la contrazione per i lavoratori a tempo determinato è del -5,3% (-1,4% i lavoratori a tempo indeterminato).
Per quanto riguarda la componente femminile, si registrano 52.700 posti di lavoro in meno nel settore dei Servizi, di cui 17.600 nel Commercio e Turismo.
Viceversa, nell’industria la crescita del numero di occupati è trainata proprio dalla componente femminile: 8.400 occupate in più rispetto al 2019.
In tema di assunzioni, un fenomeno che ha acquisito rilevanza è quello del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
I dati del sistema camerale danno evidenza delle crescenti difficoltà che incontrano le imprese nel reperimento dei profili idonei.
Nel Lazio ammonta al 26% la quota delle entrate di difficile reperimento: un dato come di consueto migliore della media nazionale (34%), ma in costante aumento dal 2019 quando si attestava al 21%.
Questa percentuale sale al 35% nel caso dei profili “green”, ossia con competenze specifiche in ambito ambientale (41% Italia).
In generale, il difficile reperimento si lega, nella metà dei casi, alla mancanza di candidati, nell’altra metà alla preparazione inadeguata.
I settori regionali con maggiori difficoltà di reperimento sono la Meccatronica, la Metallurgia, l’Elettromedicale, l’Ict, le Costruzioni.
Il problema della mancanza di candidati interessa in particolare l’Ict, mentre la preparazione inadeguata riguarda soprattutto la Meccatronica.