Dopo il rimbalzo post-Covid del 2021, l’economia globale ha mostrato un progressivo rallentamento.
Questo avviene in un clima di instabilità geopolitica, crisi energetiche e politiche monetarie restrittive.
L’inflazione si è attenuata, ma il quadro rimane incerto. Le proiezioni del FMI indicano una crescita moderata, simile agli anni Dieci.
I paesi emergenti restano trainanti, ma crescono a ritmi più bassi: la convergenza globale rallenta.
Il commercio internazionale ha rallentato dal 2021 al 2023; nel 2024 il recupero è solo parziale.
L’indicatore commercio/PIL globale è fermo da oltre 15 anni, segnalando la fine dell'espansione globalizzante.
IDE (Investimenti Diretti Esteri): in calo i flussi, stock in stagnazione.
Nei paesi emergenti cala l’elasticità delle importazioni: aumenta la produzione domestica per soddisfare la domanda interna.
Asia emergente (Cina, India, Indonesia) meno aperta commercialmente.
Dal 2018, gli USA guidano un’ondata protezionistica: dazi, sussidi, misure anti-dumping.
Si aggrava la crisi dell’OMC (paralisi del sistema di risoluzione delle controversie).
Le crisi globali (Covid, guerra in Ucraina, tensioni in Medio Oriente) minano le catene del valore.
Misure restrittive superano quelle liberalizzanti: aumentano sussidi e barriere all’import/export.
UE e USA intensificano i dazi contro la Cina (es. settore auto elettriche).
Crescita inferiore alla media UE: dal 2003 al 2024, PIL pro-capite italiano perde 20 punti rispetto alla media UE-27.
Peggiorano anche i dati su IDE e servizi, mentre il commercio di beni si è stabilizzato.
L’Italia ha meno attrattività per investimenti esteri e bassa capacità di internazionalizzazione.
Dopo la pandemia, l’export italiano ha superato la media dell’Eurozona, ma nel 2024 rallenta.
La quota mondiale delle esportazioni italiane è stabile dal 2012, dopo anni di declino.
Le imprese italiane puntano su qualità e valore aggiunto, più che sui prezzi.
L’effetto di qualificazione dell’export è evidente in settori come farmaceutico, tessile, meccanica.
Analisi CMS: la perdita di quote è stata legata a fattori strutturali, ma vi è stato un parziale recupero grazie al riposizionamento settoriale.
Il modello di specializzazione italiano rimane ancorato ai settori tradizionali (moda, beni casa), con nuovi segnali positivi in farmaceutica e trasporti.
La diversificazione del vantaggio comparato è aumentata: sistema meno vulnerabile agli shock settoriali.
Negli anni ’80, il vincolo estero (dipendenza dall’import) limitava la crescita italiana.
L’ingresso nell’eurozona sembrava risolvere il problema, ma il saldo delle partite correnti è rimasto oscillante.
Il dibattito sul vincolo estero torna attuale alla luce del modello di specializzazione e delle debolezze strutturali.