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Documento - 23/11/2021

La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite

Il rapporto del CSC fornisce alcune declinazioni sull'andamento della manifattura a livello nazionale e internazionale

Sabato scorso in Confindustria si è svolta la presentazione del Rapporto Scenari industriali del Centro Studi di Confindustria, dal titolo “La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite”.

Dopo il crollo dei primi mesi del 2020, l’attività industriale a livello mondiale ha risalito velocemente la china nella restante parte dello scorso anno. Successivamente al rimbalzo, tuttavia, il percorso di crescita si è sostanzialmente interrotto nel 2021, tanto nel mondo avanzato quanto in quello emergente.

Le ragioni di questo rallentamento sono da ricondurre agli effetti negativi prodotti dal lockdown in molti paesi emergenti, resi necessari dal dilagare ancora incontrollato del Covid-19, la crisi della logistica marittima che ha fatto impennare i costi di trasporto e rallentato i flussi commerciali di materie prime, semilavorati e beni finiti, e la crisi energetica in Cina che ha costretto a sospensioni forzate di molte attività industriali, con effetti a cascata per gli approvvigionamenti in tutto il resto del mondo.

Rispetto al periodo pre-pandemico, l’incidenza dei singoli Paesi sul valore aggiunto manifatturiero globale mostra una sostanziale stabilità. L’Italia conserva il settimo posto a livello mondiale.

Non sono però mancate alcune eccezioni. La Cina, già da anni primo produttore manifatturiero mondiale, ha registrato una crescita di oltre due punti percentuali della propria quota di mercato, che si attesta nel 2020 al 30%. Il distacco dagli Stati Uniti (17%) è quindi cresciuto ulteriormente. Corea del Sud e Taiwan, che hanno sviluppato una forte specializzazione nelle produzioni legate all’elettronica, sono riuscite a guadagnare posizioni in classifica.

Nel 2020 gli investimenti diretti esteri (IDE) sono crollati del 35%, sotto il peso dell’incertezza esplosa con la pandemia. L’inversione di tendenza sembra già iniziata: per il 2021 si prevede una crescita degli IDE nel mondo tra il 10 e il 15%; di questo aumento beneficeranno maggiormente le economie sviluppate rispetto a quelle emergenti e in via di sviluppo. I comparti maggiormente interessati sono quelli della salute e della transizione ecologica.

A differenza di quanto accaduto con le precedenti crisi globali, la manifattura italiana, dopo il tracollo del bimestre marzo-aprile 2020, non solo ha recuperato stabilmente i livelli di attività precedenti lo scoppio della pandemia, ma è diventata uno dei principali motori della crescita industriale nell’Eurozona.

In Germania e Francia, infatti, il pieno riassorbimento dello shock appare ancora lontano: ancora sotto del 10% dai livelli pre-crisi la produzione tedesca, del 5% quella francese.

La performance industriale italiana è spiegata innanzitutto dalla buona tenuta della domanda interna, grazie alle misure governative di sostegno ai redditi e di stimolo alla spesa. In particolare, nei comparti legati alle costruzioni è in corso un boom di investimenti.

Un ruolo fondamentale è poi rappresentato dal minor grado di esposizione delle imprese italiane alle strozzature delle catene globali (mancanza di materiali), soprattutto rispetto a quelle tedesche.

La tenuta della capacità produttiva in Italia, sostenuta anche da un massiccio ricorso ai prestiti garantiti dallo Stato, ha scongiurato una forte ondata di chiusure ed evitato così pesanti ricadute negative sul fronte dell’occupazione.

Il fenomeno del rientro in Italia di forniture precedentemente esternalizzate non è marginale. Tra le imprese che avevano in essere rapporti di fornitura estera, il 23% ha già avviato, negli ultimi cinque anni, processi totali o parziali di backshoring.

In tema di sostenibilità ambientale, le stime del Centro Studi Confindustria mostrano come, nel 2020, parallelamente al calo dell’attività manifatturiera vi sia stata una forte riduzione dei livelli di emissioni di CO2 nell’atmosfera in tutte le principali economie industriali del mondo, a partire da UE (-8,4% rispetto al 2019) e USA (-7,7%), con la sola, rilevante, eccezione della Cina (+1,6%).

La manifattura italiana si conferma, anche nel 2020, tra le più virtuose al mondo in termini di ridotte emissioni, insieme a quella tedesca e francese.

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