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Interviste ed Editoriali - 19/09/2022

Caro Energia, Bianchi: "Piccole imprese fragili e indebitate, così si rischia la stagflazione"

Intervista al Presidente Piccola Industria Unindustria su La Repubblica

«Rischiamo la tempesta perfetta, ricevo ogni giorno segnalazioni di aziende che bloccano la produzione perché i costi sono diventati insostenibili». L'allarme arriva da Fausto Bianchi, Presidente Piccola Industria Unindustria, che ha pubblicato un report con il Cerved: l'economia del Lazio è in crisi e rischia la recessione se non si interviene subito.


Perché è così grave?

«Negli ultimi anni il processo di rafforzamento patrimoniale aveva portato una impresa su due ad avere una buona disponibilità di soldi in cassa. Ma questo processo si è bloccato e quest'anno, come scenario peggiore, si rischia un Pil in calo dell'-1,3%. C'è il rischio di recessione, le imprese sono uscite dalla pandemia più fragili e indebitate».


Quali sono i fattori?

«Già a fine 2021 registravamo un preoccupante rialzo dei costi energetici e sulle materie prime: a questo si aggiunge l'annoso problema della burocrazia. In più ora c'è il rialzo dei tassi di interesse dello 0,75% decisa dalla Banca Europea per fronteggiare l'inflazione: ciò significa mutui e prestiti più cari per famiglie e imprese che ormai, a causa dell'aumento delle bollette e del costo del denaro, non possono più produrre».


Quale è la prospettiva se Regione e governo non intervengono subito?

«Il timore è la stagflazione. L'economia laziale è fatta al 90% da piccole e medie imprese che non hanno la forza per affrontare questa crisi. Anche perché nel frattempo sono sorte altre aziende in Europa che non hanno gli stessi aumenti sulle forniture di gas ed energia elettrica e sono più competitive rispetto alle pmi laziali che con fatica si erano create un mercato europeo».


Quali settori sono a rischio?

«Per molte aziende manifatturiere i costi di produzione sono aumentati del 300% a causa delle bollette di energia e gas. A rischio anche il settore alimentare: un panificio fino a un anno fa pagava una bolletta di 3mila euro al mese, oggi 12mila, anche aziende storiche di Roma stanno spegnendo i forni. Rischiano anche le imprese del turismo, dell'automotive e del settore farmaceutico costrette a vendere i loro prodotti a un prezzo bloccato nonostante i costi di produzione molto più alti. E stanno bloccando la produzione anche le aziende metalmeccaniche».


Cosa bisogna fare?

«Serve un tetto al prezzo del gas: se non lo fa l'Ue dobbiamo farlo subito noi a livello nazionale. Poi bisogna rinnovare i crediti di imposta legati a bonus e ecobonus che scadono a dicembre e azzerare gli oneri di sistema sulle bollette, ovvero i contributi per l'energia. Poi serve il rinnovo delle moratorie per i pagamenti degli interessi sui debiti: le imprese non ce la farebbero a rispettare le rate, sono già tutte indebitate e stanno tenendo botta con il loro fatturato».


Cosa stiamo rischiando?

«Il momento è difficile. È vero che ci saranno i fondi, tra cui il Pnrrr e gli investimenti per i grandi eventi già fissati come il Giubileo e speriamo nell'Expo 2030. Ma oggi abbiamo problemi enormi: Ue, governo e Regione devono dare risposte veloci".

 

L'intervista, a cura di Salvatore Giuffrida per La Repubblica, è disponibile in allegato.

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