Nella media del 2022, il numero di occupati aumenta di oltre 55mila unità rispetto al 2021 (+2,4% sia Lazio che Italia), dopo la forte riduzione del 2020 (-3,2% Lazio; -3,1% Italia) e la crescita contenuta del 2021 (0,3% Lazio; 0,8% Italia).
La crescita dell’occupazione ha interessato tutte le fasce d’età, in particolare quella 25-34 che riporta l’incremento più elevato in termini assoluti (+23mila; +6,2% Lazio contro il +4,2% Italia), e coinvolge entrambi i generi (+3,2% femmine; +1,8% maschi).
Considerando i settori, l’aumento del numero di occupati è trainato dal Commercio, alberghi e ristoranti (+9,7%, corrispondenti a circa 40mila unità aggiuntive; +5,4% Italia) e dalle Costruzioni (+9,3%, +11mila unità; +8,4% Italia). Al contrario, l’Industria in senso stretto riporta una flessione pari al -1,4% (-3mila unità; +1,7% Italia).
Ampliando l’intervallo temporale, si osserva come il Lazio non sia ancora tornato ai livelli occupazionali del pre-pandemia: il numero di occupati è ancora in deficit di 13mila unità (-0,5%); mentre l’Italia in media riesce a recuperare pienamente i livelli occupazionali del 2019 (0,0%). Di contro, la percentuale degli inattivi è cresciuta del +2,3% (+55mila) contro il +0,6% della media nazionale.
Nel Lazio la flessione sul 2019 è riconducibile esclusivamente ai Servizi (-2,0%). In particolare sono soprattutto le Altre attività dei servizi a registrare la perdita maggiore, con circa 39mila occupati in meno (-2,6%, contro -0,2% della media nazionale). Di questi, 25mila sono lavoratori indipendenti (-9,1%) e 14mila sono lavoratori dipendenti (-1,1%).
Gli altri settori, viceversa, hanno già recuperato il gap generato dalla pandemia. Spiccano tra tutti l’Agricoltura (+24,0%, corrispondente a 12mila unità aggiuntive), le Costruzioni (+7,6%, +9mila unità) e l’Industria in senso stretto (+2,3%, +5mila unità).
A pesare sul mancato recupero del mercato del lavoro nel Lazio è la fascia di lavoratori 35-49 che riporta una flessione di 68mila unità (-7,0% Lazio; -5,6% Italia). Si tratta prevalentemente dei lavoratori meno istruiti, quelli che possiedono al massimo la licenza media, categoria che si riduce di 51mila unità (-8,9%; -2,5% Italia).
Negli ultimi anni, nel Lazio le imprese stanno incontrando difficoltà sempre più crescenti nell‘assumere personale, a tutti i livelli e indifferentemente dal titolo di studio; un trend che si è affermato a partire dalla pandemia e che rappresenta uno dei principali ostacoli allo sviluppo del tessuto produttivo.
La quota delle entrate di difficile reperimento si attesta nel 2022 al 34,4%: un dato, come di consueto, migliore della media nazionale (40,5%), ma in costante peggioramento dal 2019 quando si fermava al 21%.
Per i profili con titolo universitario ricercati dalle imprese, la quota di difficile reperimento ammonta in media al 40,1% (47,3% Italia). Si tratta principalmente di:
In particolare si osserva che, anche per effetto della pandemia, rispetto al 2019 le difficoltà di reperimento sono peggiorate soprattutto per i profili dell’indirizzo sanitario e paramedico: nel 2019 infatti «solo» il 18% delle entrate è stato difficile da reperire contro il 62% del 2022.