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Articolo - 04/07/2023

Innovazione e industria digitale: l'Ict corre nella Regione Lazio, Roma pronta a superare Milano

Ne parla Il Messaggero con le dichiarazioni del nostro vice presidente Alberto Tripi

 

Gli esperti dicono che il sorpasso di Roma su Milano come Capitale del digitale è ormai imminente. Ne parla oggi Il Messaggero.
 

Cresce in tutto il Lazio a forte velocità, e con numeri a due cifre, l'industria dell'Ict (Information and Communication Technologies). Quella che idea e sviluppa soluzioni nei campi che maggiormente sono volano di innovazione: lo scambio di informazioni e servizi tra amministrazioni pubbliche, aziende e cittadini, l'intelligenza artificiale, la cybersicurezza, i sistemi di blockchain fino al cloud computing. Guardando ai risultati e agli sforzi del tessuto imprenditoriale del nostro territorio, Unindustria e Anitec-Assiform hanno calcolato che il settore ha chiuso il 2022 superando i 13 miliardi di euro di spesa per una crescita del 4,4 per cento rispetto al 2021. (scarica qui lo studio Il Digitale nel Lazio 2023: mercati, dinamiche, policy).

 

In quest'ottica un quarto delle risorse gira intomo alle commesse della pubblica amministrazione. Per capire il suo peso, va aggiunto che l'Ict del Lazio ha contribuito con una quota del 16,8 per cento degli investimenti a livello nazionale, contro il +13,5 del 2021. Considerando soltanto i principali comparti, a tirare la volata sono state soprattutto le realtà che producono servizi lot (+9,1 per cento), software e soluzioni nello scambio di dati (+8,2) e contenuti digitali (+7). Ma ancora più frenetico è stato lo sviluppo delle ditte di cloud computing (+25,6 per cento) e di cybersecurity(+14,5).

Per dare senso e forma ai numeri, Alberto Tripi - ingegnere, titolare del colosso digitale Almaviva, vicepresidente di Unindustria e uno degli ispiratori del Rome Technopole - spiega «che tra Roma e Lazio prospera un tessuto che denota grande vivacità, dove investono e si muovono in maniera sempre più integrata imprese di grandi dimensioni, Pmi, tra le quali tantissime start up innovative, e le filiali delle multinazionali». Questo avviene perché nel territorio "c'è una combinazione eccezionale: oltre ai classici sistemi industriali (il manifatturiero, la farmaceutica, l'aerospazio o l'agricoltura) c'è una fortissima domanda, anzi fame di digitalizzazione e interesse per l'informatica da parte delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali. Sia in termini quantitativi sia qualitativi». La mastodontica Pa, anche per superare l'arretratezza degli anni scorsi, «non soltanto havscoperto lo scambio di dati attraverso il cloud, ma necessita di soluzioni nella cybersecurity come nella digitalizzazione dei trasporti o nell'erogazione dell'energia. Le nostre capacità informatiche, per esempio, rispondono anche alle esigenze del turismo fornendo alle imprese piattaforme e reti per il turismo esperienzale tanto di moda: cioè per dare ai visitatori la capacità di scegliere contemporaneamente il miglior albergo, il miglior ristorante, i monumenti da vedere o i camminamenti da fare che più rispondono alla nostra idea di viaggio». In generale un mercato, tra committenti pubblici e privati, sconfinato, che non a caso sta portando sempre più colossi stranieri a investire nel Lazio. Sempre dal rapporto di Unindustria e Anitec-Assiform, si scopre che l'Ict laziale poggia su 20.677 imprese, l'83 per cento delle quali in provincia di Roma, E da lavoro a 98.455 addetti, registrando dal 2018 la creazione di 12.598 posti. La crescita del mercato digitale è stata centrale in quella del Pil del Lazio (+5.8 per cento rispetto al 2021). Senza considerare che il quoziente di localizzazione, il maggiore indicatore della propensione all'investimento nei singoli territori, sempre nel Lazio è pari a 2,2 nel Lazio contro l'1,3 in Lombardia. Il futuro, quindi, è soddisfare sempre di più le richieste di una clientela internazionale e di aumentare le conoscenze, anche sfruttando il sistema universitario. In quest'ottica Tripi ricorda «l'investimento sul futuro Rome Technopole, dando la possibilità ai tanti giovani di fare esperienza sul campo, nelle nostre imprese».

 

In allegato l'articolo a cura di Francesco Pacifico per Il Messaggero.

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