(Adnkronos) - Se il 2023 si è chiuso in generale miglioramento per il settore delle costruzioni con un +5%, per il 2024 è previsto un calo del 7,4%. Sono questi alcuni degli indicatori principali emersi dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni elaborato da Ance, Associazione nazionale costruttori edili. La previsione negativa per il settore giunge dopo diversi anni consecutivi di crescita. In particolare, negli ultimi tre anni, dal 2021 al 2023, gli investimenti settoriali sono cresciuti di circa 75 miliardi di euro, andando a recuperare, almeno in parte, le perdite del precedente periodo, quantificate in circa 92 miliardi tra il 2008 e il 2020. A fare da traino dell’intero comparto, dove per altro la crescita risulta piuttosto trasversale, il settore della riqualificazione immobiliare ancora sostenuta dagli incentivi fiscali. Importante anche la spinta delle opere pubbliche, la cui accelerazione è stata stimolata dai fondi provenienti dal Pnrr e dalla chiusura dei fondi strutturali 2014-2020. Entrando nel dettaglio dei numeri, nel 2023 la spinta prodotta dai bonus edilizi ha generato lavori per complessivi 80 miliardi di euro, di cui 44 rappresentati dal Superbonus, portando alla crescita dello 0,7% del comparto delle abitazioni. Ancora più significativa la crescita delle opere pubbliche (+18%) sostenute dal Pnrr, dai fondi UE e dall’aumento della spesa dei comuni in lavori e opere pubbliche, cresciuta del 41% su base annua, da 13,2 miliardi del 2022 a 18,6 miliardi del 2023. Il calo previsto del 7,4% per il 2024 è legato a diversi elementi. Primo fra tutti il termine del Superbonus per l’efficientamento degli immobili residenziali, oltre alla mancata concessione della cessione del credito e dello sconto in fattura, opzioni molto utilizzate dai committenti dei lavori. Senza dimenticare il ridimensionamento degli incentivi per l’efficientamento energetico e sismico che nelle stime potrebbero portare a una diminuzione del 27% degli interventi di riqualificazione abitativa. Indicatori negativi, però, vengono segnalati anche per la nuova edilizia residenziale (-4,7%) e non residenziale privata (-1%). A controbilanciare almeno in parte questi trend negativi, la dimensione delle opere pubbliche con una crescita importante stimata attorno al 20% e strettamente connessa alla necessaria spinta del Pnrr che, per altro, non sarà sufficiente a bilanciare il calo del settore delle costruzioni. Infatti, se l’applicazione del Pnrr ha inizialmente condotto a un’accelerazione per le fasi di aggiudicazione dei lavori, si registrano invece rallentamenti nella fase realizzativa specie delle grandi opere pubbliche. Sulla base di un’analisi Ance, ad oggi stentano a partire grandi cantieri aggiudicati per complessivi 9 miliardi di euro, specie a causa di problemi di autorizzazioni in materia ambientale, sovrapposizione di regimi normativi differenti e carenze progettuali.