Con ordinanza n. 506/2025 del 9 aprile 2025 (disponibilie in allegato), il TAR Lombardia ha disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ai sensi dell’art. 267 TFUE, sospendendo il giudizio in corso. La questione riguarda l’interpretazione dell’art. 20, paragrafo 2, della direttiva 2010/75/UE, relativo alle autorizzazioni per modifiche sostanziali di impianti soggetti alla disciplina IPPC (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento).
In particolare, il giudice nazionale ha sollevato dubbi sulla compatibilità tra la normativa europea e la disciplina italiana contenuta nell’art. 29-nonies, comma 1, del d.lgs. 152/2006, che prevede la possibilità di autorizzazione tacita decorso un termine di sessanta giorni dalla comunicazione da parte del gestore, qualora la modifica sia stata qualificata come non sostanziale. Il dubbio interpretativo sorge nel caso in cui, successivamente, la modifica si riveli invece sostanziale, e quindi soggetta a preventiva autorizzazione espressa secondo la normativa europea.
Il rinvio è stato disposto nell’ambito di un procedimento relativo a un impianto industriale per la produzione di ceramica. Il TAR ha ricostruito il quadro normativo di riferimento, evidenziando le incertezze interpretative emerse in merito alla qualificazione della modifica e alla portata giuridica del silenzio dell’autorità competente.
Il quesito pregiudiziale sottoposto alla Corte è il seguente:
“Se l’art. 20, paragrafo 2, della direttiva 2010/75/UE debba essere interpretato nel senso che esso osti a una disciplina interna che preveda che, a seguito della comunicazione con cui il gestore informa l’autorità competente che intende apportare una modifica alla propria installazione, da lui qualificata non sostanziale, decorso un termine di sessanta giorni, nel silenzio dell’autorità competente, la modifica sia comunque tacitamente autorizzata, anche qualora risultasse in seguito trattarsi di una modifica sostanziale.”
Il procedimento nazionale resta quindi sospeso in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia.