Martedì 16 settembre 2025, Mario Draghi è intervenuto alla conferenza organizzata ad un anno di distanza dalla pubblicazione del suo rapporto sul futuro della competitività dell’Unione Europea, insieme alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’ex premier e presidente della Banca centrale europea ha avvertito che la competitività economica dell’UE è in arretramento a causa dell’“inazione” di Bruxelles e degli Stati membri, invitando a non lasciarsi andare alla “compiacenza”. Inoltre, ha ribadito la necessità che l’UE agisca più come una federazione che come una confederazione, denunciando la lentezza decisionale europea e i rischi di perdita di competitività e sovranità rispetto a Stati Uniti e Cina. Secondo i dati della Commissione, con oltre la metà delle iniziative del report già realizzate e più di 1.000 miliardi di euro mobilitati nei settori dell’innovazione, delle tecnologie pulite e della sicurezza, l’UE sarebbe sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 75% di adozione entro la fine del 2025. Tuttavia, l’ex premier italiano ha ribadito che nel corso dell’ultimo anno, ciascuna delle sfide identificate nel Rapporto si è fatta più “acuta”. Le basi della crescita europea – espansione nel commercio mondiale ed esportazioni ad alto valore – si sarebbero ulteriormente indebolite, con gli Stati Uniti che hanno imposto le tariffe più alte dagli anni Trenta, mentre la Cina è diventata un concorrente ancora più forte.
Le esigenze di finanziamento restano enormi: la Banca centrale europea ora stima i fabbisogni annui di investimento fino al 2031 a quasi 1.200 miliardi di euro, rispetto agli 800 miliardi stimati un anno fa. Lo spazio fiscale, inoltre, è scarso. Stando ai dati citati dall’ex presidente della BCE, il debito pubblico dell’UE è destinato a crescere di 10 punti percentuali nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del PIL su ipotesi di crescita più ottimistiche di quanto non siano oggi. Sebbene l’Europa abbia iniziato a reagire, ponendo la competitività al centro della sua agenda, i cittadini e le imprese europee esprimono anche una crescente frustrazione: sono delusi dalla lentezza con cui l’UE si muove, ha ricordato Draghi. “Naturalmente, questo percorso infrangerà tabù di lunga data. Ma il resto del mondo ha già infranto i propri. Per la sopravvivenza dell’Europa, dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto prima e rifiutarci di essere frenati da limiti autoimposti”, ha esortato in conclusione Draghi, che poi ha aggiunto “Solo l’unità di intenti e una risposta di emergenza dimostreranno che siamo pronti ad affrontare tempi straordinari con azioni straordinarie”.
I punti principali del discorso di Draghi
Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale – ha spiegato Draghi - dipende dal coordinamento di almeno quattro altre tecnologie:
In alcuni di questi settori l’Europa sta facendo progressi: sono in corso piani per almeno cinque gigafactory dell’IA, è attesa entro fine anno una grande riforma delle telecomunicazioni, l’adozione sta crescendo: la BEI rileva che le imprese europee stanno adottando tecnologie avanzate a un ritmo vicino a quello degli Stati Uniti. Ma i divari restano evidenti e per l’ex premier serve più ambizione nei seguenti ambiti:
Energia e decarbonizzazione
Le ragioni strutturali identificate da Draghi per cui l’energia in Europa è così costosa sono:
La domanda di elettricità dei data center in Europa crescerà del 70% entro il 2030. L’energia rappresenta già fino al 40% dei loro costi operativi. Se questo divario non si riduce, sostiene l’ex presidente della Bce, la transizione verso un’economia high-tech si bloccherà. La Commissione ha lanciato il Clean Industrial Deal e il Piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili, ma il principale passo concreto finora è stato solo allentare le regole sugli aiuti di Stato, in modo che gli Stati membri possano sostenere con incentivi l’aumento dei prezzi. Ciò può offrire un sollievo temporaneo, ma non risolve le cause strutturali degli altri costi dell’energia, ha avvertito Draghi. La decarbonizzazione è il percorso migliore, nel lungo periodo, per l’indipendenza energetica dell’Europa, ha rimarcato l’ex primo ministro italiano, ma per far funzionare un sistema dominato dalle rinnovabili sono necessari investimenti molto più rapidi in reti, interconnettori e generazione di base pulita, come il nucleare. I progetti transfrontalieri hanno inoltre bisogno di pianificazione ed esecuzione a livello UE. Al tempo stesso, sostiene Draghi, dobbiamo essere realistici: queste misure non abbasseranno i prezzi dell’energia rapidamente. Ecco perché bisogna agire su leve capaci di fornire sollievo più immediato:
Politica industriale, dipendenze strategiche e concorrenza globale
Per Draghi, l'Europa deve costruire la capacità di difendersi agendo in tre direzioni:
Governance europea, velocità decisionale e strumenti finanziari comuni
Come aumentare la velocità dell’Europa? In alcuni ambiti, secondo Draghi, serve una riforma più profonda delle competenze, del processo decisionale e del finanziamento. Ma tali riforme richiedono tempo. Nel frattempo, i progressi possono dipendere da coalizioni di Stati volenterosi, usando meccanismi come la cooperazione rafforzata. Anche senza modifiche dei Trattati, l’ex premier ritiene che l’Europa potrebbe già andare molto oltre, concentrando progetti, mettendo in comune risorse e considerando un debito comune per progetti comuni, di scala maggiore in aree cruciali per la produttività, dove la spesa frammentata dei singoli Stati non può più bastare.