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News - 11/07/2014

Digital Venice: investimenti nell’innovazione tecnologica esclusi dal Patto di Stabilità?

La “Dichiarazione di Venezia” definirà la visione e le linee guida strategiche per un’Agenda Digitale Europea (ADE) più forte nel contesto della revisione della Strategia Europa 2020

Nel corso del suo intervento al Digital Venice, primo evento del semestre italiano di Presidenza del Consiglio Ue, organizzato con la collaborazione delladirezione generale Connect della Commissione Ue, Matteo Renzi parla di innovazione tecnologica, che può salvare l’Italia, sottolineando che gli investimenti nell’innovazione tecnologica andrebbero esclusi dal Patto di Stabilità.

L’evento, in corso a Venezia fino al 12 luglio, riunisce leader europei della politica, dell’industria e dell’innovazione per stimolare un dibattito di sull’innovazione su temi come competenze informatiche, ripensare “digitale” per sostenere lo sviluppo economico; fiducia e sicurezza per una cittadinanza digitale; infrastrutture per i servizi digitali di cloud computing; catene di valore per i megadati e i dati aperti; nonché digitalizzazione del settore pubblico, quale fattore chiave per la competitività dell’UE.
La “Dichiarazione di Venezia” definirà la visione e le linee guida strategiche per un’Agenda Digitale Europea (ADE) più forte nel contesto della revisione della Strategia Europa 2020.
 
Spread digitale italiano
E’interessante riportare in tema di innovazione una ricerca pubblicata dal Censis proprio in occasione del Digital Venice da cui emerge un sensibile spread tecnologico di cui è affetto il nostro Paese con un rilevante costo opportunità.
Secondo la ricerca se l'Italia arrivasse ad azzerare il disavanzo nella bilancia dei pagamenti per i servizi informatici, se sviluppasse il commercio online e l'uso della moneta elettronica fino a raggiungere i livelli medi europei, e se riuscisse a razionalizzare le banche dati della pubblica amministrazione centrale si renderebbero disponibili per nuovi investimenti in reti, tecnologie e servizi innovativi 3,6 miliardi di euro all'anno equivalenti a quasi 10 milioni al giorno. In primo luogo appare ancora ridotto il livello di confidenza tecnologico con la digitalizzazione.
Le persone con età compresa tra 16 e 74 anni che utilizzano internet sono infatti il 58 per cento del totale contro una media europea del 75 per cento. Particolarmente eloquenti i dati poi degli altri Paesi europei. Nel Regno Unito la percentuale è del 90 per cento, in Germania è dell'84 per cento, in Francia è dell'82 per cento. Come utilizzano la propria digitalizzazione gli internauti italiani ? Il 34 per cento interagisce via web con le amministrazioni pubbliche, contro il 72 per cento della Francia, il 57 per cento della Germania e il 45 per cento del Regno Unito (la media europea è del 54 per cento). Il nostro Paese evidenzia poi un ritardo endemico nella diffusione di mezzi evoluti di pagamento. Secondo il Censis le transazioni con carte di pagamento (escluse le carte di moneta elettronica) sono solo 28 per carta all'anno, contro le 167 del Regno Unito, le 129 della Francia e le 30 della Germania. In Italia il denaro contante è utilizzato nell'82,7 per cento delle transazioni, contro una media europea del 66,6 per cento. Il maggior costo rispetto alla media europea della gestione del contante confrontato con mezzi elettronici equivalenti è stimabile in circa 450 milioni di euro all'anno.
Secondo il Censis è poi particolarmente accentuato il ritardo del nostro Paese sul fronte degli investimenti in reti di nuova generazione. In Italia le famiglie con un componente di età compresa tra 16 e 74 anni con accesso alla banda larga sono solo il 68 per cento del totale, contro l'87 per cento del Regno Unito, l'85 per cento della Germania e il 78 per cento della Francia (la media europea è del 76 per cento). Con riferimento al commercio elettronico le imprese attive in Italia sono complessivamente il 5 per cento del totale, contro il 22 per cento della Germania, il 19 per cento del Regno Unito e l'11 per cento della Francia (la media europea è del 14 per cento). Le imprese italiane con almeno 10 addetti che hanno un sito web attraverso il quale ricevere ordinazioni o prenotazioni online sono l'11,7 per cento del totale, con un valore delle vendite realizzate via web pari solo al 2,1 per cento del valore totale delle vendite (la “forchetta” oscilla tra il 2,6 per cento al Nord-Ovest e lo 0,5 per cento nel Mezzogiorno). Con riferimento ancora ai servizi on line della Pubblica Amministrazione l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa. Sembrano profilarsi però dei segnali di miglioramento. Nel primo quadrimestre del 2014 le caselle di posta elettronica certificata sono cresciute del 172 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011, superando la soglia di 15 milioni di caselle attive.. La firma digitale ha raggiunto a maggio 2014 la quota di 5,3 milioni di certificati attivi, in crescita rispetto all'inizio del 2012 del 62 per cento.
Come migliorare ulteriormente?
Il Censis sottolinea la necessità di un ragionevole progetto di razionalizzazione delle banche dati delle amministrazioni pubbliche, al momento quantificabili in ben 1520; la razionalizzazione (il numero di banche dati necessarie viene stimato in meno di 100) determinerebbe un netto miglioramento della qualità dei servizi e una conseguente disponibilità per nuovi investimenti in innovazione. Una proiezione dei minori costi di gestione per effetto della razionalizzazione delle banche dati stima in circa 160 milioni di euro all'anno le minori spese.
 
Promuovere l’innovazione
Va debitamente evidenziato che l’economia digitale costituisce uno dei pilastri portanti del Programma della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
Le direttrici di marcia delineate
In primo luogo l’Italia incoraggerà l’UE a rivolgere tutte le sue politiche al miglioramento del contesto in cui operano le imprese, incrementando la produttività e favorendo ricerca e innovazione. Particolare enfasi sarà posta sulle PMI, con l’obiettivo di sostenere la loro integrazione nelle catene globali del valore. In particolare, le start-up innovative di tutti i settori produttivi possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani.
Occorre poi modernizzare la pubblica amministrazione per favorire la creazione di posti di lavoro, come sottolineato nell’Analisi annuale della crescita 2014. Uno specifico capitolo viene dedicato poi al Mercato Unico Digitale. L’Europa non può perdere le opportunità della rivoluzione digitale. La sfida, si legge, non è limitata allo sfruttamento dell’elevato potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), come fonte di crescita. Occorre piuttosto garantire una generale digitalizzazione della economia e dei servizi pubblici. L’architettura da creare deve basarsi su tre infrastrutture, regolamentari, fisiche e umane. La priorità è allora quella di rimuovere le barriere al commercio elettronico e il completamento del mercato unico digitale con particolare riferimento al mercato delle telecomunicazioni.
Ulteriori obiettivi della Presidenza italiana sono poi rappresentati dal raggiungimento di un accordo sulla proposta sulla sicurezza delle reti e dell’informazione e il far progredire il negoziato sulla Direttiva relativaall’accessibilità dei siti web.
Si intende poi avviare un dibattito sulla creazione di un quadro regolamentare stabile e trasparente per gli investimenti necessari, promuovendo anche un dibattito su come sostenere il processo, facendo il miglior uso possibile dei Fondi strutturali disponibili, delle iniziative della BEI e dei programmi europei come Orizzonte 2020.
Con riferimento poi alla infrastruttura umana la Presidenza italiana si impegna a sostenere la “ Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale” a livello UE, nel contesto, tra l’altro, delle iniziative in corso per l’occupazione giovanile, e stimolerà un dibattito sull’integrazione delle competenze digitali nella formazione sin dai primi anni del percorso scolastico.

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