Roma, 7 nov. (AdnKronos) - L'Africa è il continente che cresce di più e l'Eni guarda decisamente a quell'area del mondo in cui è presente da oltre 60 anni. Con oltre 8 miliardi di investimenti in 16 Paesi, il gruppo petrolifero italiano è diventato quello italiano più presente in Africa: dall'Egitto all'Angola, dal Congo al Gabon, passando dal Ghana e dal Mozambico, sono numerose le impronte lasciate dal Cane a zei zampe in quel continente. E con il tempo quelle impronte, le cui prime tracce sono apparse nel lontano 1953 quando il gruppo avviò le prime ricerche in Somalia, non sono destinate a scomparire. Lo dimostra quotidianamente l'amministratore delegato, Claudio Descalzi, per il quale il dialogo con i suoi partner africani e pressoché costante. E proprio in questi giorni Descalzi ha fatto parlare i fatti recandosi in Angola e in Ghana. Un'occasione per il punto sulle attività operative del gruppo in quei paesi ma anche sui temi legati all'accesso all’energia e al supporto socio-economico e sanitario. Perché come ha spiegato recentemente il numero uno del gruppo petrolifero italiano "se aiuti il tuo interlocutore a diventare più forte, sei più forte anche tu". E questo vale sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale. Descalzi, ieri, nel corso del suo incontro con il presidente della Repubblica dell’Angola Joao Gonçalves Lourenço, si è soffermato non solo sulla produzione deell’East Hub Development Project, nel Blocco 15/06 (Eni 36,84%, Operatore; Sonangol Pesquisa e Produção 36,84%; SSI Fifteen Limited 26,32%), nel deep offshore angolano ma anche su altri due progetti, Ochigufu e Vandumbu, che sono in fase di esecuzione e che saranno avviati rispettivamente nella prima metà del 2018 e nella seconda metà del 2019.