Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero. E così via, fino al fiore, a dimostrazione che tutto nasce dalla terra e tutto alla terra ritorna. Ai tempi di Sergio Endrigo, che cantò questa canzone negli anni Settanta per dire come le cose intorno a noi raccontano segreti a chi le sa guardare e ascoltare, l’espressione “economia circolare” non era stata nemmeno coniata. Eppure il messaggio lanciato allora era potentissimo: se tutto viene dalla natura e tutto ritorna ad essa, quello che si crea è un circolo virtuoso.
Il principio dell’economia circolare è questo: prendere dalla natura e alla natura restituire. Per dirla come l’homo oeconomicus:
Il prodotto non solo deve derivare da fonti rinnovabili, ma anche a fine vita tutti gli elementi che lo compongono devono essere riciclabili ».
Scarti zero, insomma.
LA NATURA NEL CUORE
Autore del virgolettato è Stefano Centinari che dal 2017 insieme al fratello Marco ha rilevato la 2C di Rieti, azienda che produce - soprattutto ma non solo - packaging alimentare in bioplastica e carta, oltre che shopper in bioplastica. E poi li vende - soprattutto ma non solo - alla Grande Distribuzione Organizzata.
Insomma in quell’incarto alimentare del supermercato, tra pellicole trasparenti, sacchetti di carta e shopper, c’è il nome dell’azienda made in Rieti che li produce insieme ad altre pochissime realtà imprenditoriali italiane, tutte d’eccellenza. Un processo produttivo del tutto originale ed interessante che riguarda la bioplastica e che proviamo a raccontare: tutto parte dal mais, trasformato in granuli attraverso processi green da aziende specializzate. Da questi granuli la 2C reatina produce bobine per uso alimentare e non, stampa il logo del cliente e il gioco è fatto. Stesso percorso per gli imballaggi in carta, ma in questo caso la materia prima è la cellulosa - in poche parole l’albero della canzone di cui ci parlava Endrigo.
DIVENTO VERDE
Semplice solo all’apparenza, perché in realtà tutte queste successioni passano per certificazioni severe che vagliano i processi produttivi e che alla fine conferiscono, per così dire, la “patente” green al prodotto.
L’azienda nasce nel 1979 con il nome di Cartadue e dopo alterne vicende quarantanni più tardi passa alla famiglia Centinari: oggi la 2C fattura 25 milioni di euro, impiega 30 dipendenti e insieme alla capogruppo Ceplast di Terni produce circa otto milioni di pezzi al giorno.
Questa unità produttiva - spiega Centinari - inizialmente era specializzata nella produzione di carta. Attualmente, invece, oltre il 90 per cento del fatturato deriva dalla bioplastica. A Terni siamo specializzati in questo e abbiamo deciso di seguire anche a Rieti lo stesso percorso. Ma quello della carta è un mercato a cui teniamo e vogliamo essere protagonisti anche lì.
INTUIZIONI
L’idea è tanto semplice quanto geniale.
Dai sacchetti tradizionali con finestra in polipropilene è stata eliminata la plastica e inserita una carta speciale trasparente. In questo modo l'intero manufatto può essere smaltito interamente nella carta facilitando il recupero della materia prima secondo i dogmi dell'economia circolare. Tale intuizione ha generato notevole interesse da parte della GDO italiana ed estera.
Presente e attiva in Confindustria Umbria, la famiglia Centinari con la 2C è associata da qualche anno anche ad Unindustria. Da 20 anni il gruppo ha lasciato la lavorazione della plastica per approdare a processi sostenibili.
Una scelta voluta anche da nostro padre Rosildo - conclude Stefano Centinari - fondatore e anima dell’azienda agli inizi degli anni Settanta quando, incuriosito da questo nuovo materiale, ha venduto il negozio di elettrodomestici che aveva a Terni e ha dato vita alla nuova attività.
Sempre avanti con i tempi, come dimostra anche la svolta green compiuta in tempi non sospetti.