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La voce delle imprese - 19/11/2025

Orient Express, le epiche carrozze forgiate nelle officine di Colleferro

Riqualificati gli ex capannoni Alstom per produrre i vagoni di lusso del “treno dei desideri” con la manutenzione dell’associata MA Group - La Voce delle Imprese


Orient Express, le epiche carrozze forgiate nelle officine di Colleferro. Riqualificati gli ex capannoni Alstom per produrre i vagoni di lusso del “treno dei desideri”: la manutenzione si fa in Italia e da 15 anni la fa l'associata Unindustria "MA Group" come racconta Stefania Piras su Il Messaggero

 


LA STORIA

Fu accantonato per colpa dell’aereo. Oggi che la moda è la lentezza non poteva non tornare prendendosi la rivincita con gli interessi. L’Orient Express, cioè undici Paesi in sei giorni e cinque notti in treno, resuscita grazie a un ingegnere romano: Gianpaolo Pranzetti. È lui l'uomo che riporterà il ferro a crepitare dentro le officine dismesse ormai 14 anni fa a Colleferro. Qui una decina di vetture d’epoca torneranno su rotaia per percorrere il mitico itinerario Parigi-Costantinopoli. Prima di salire a bordo, assicuratevi di avere da parte almeno trentatremila euro. Almeno. Perché è il costo di una sola notte nella carrozza "Honour", un appartamento viaggiante all inclusive.

A Venezia sul Venice-Simplon sono saliti Angelina Jolie, Madonna, Andrea di Monaco, Alberto Galassi. Un proprietario di miniere di diamanti ha speso 2 milioni di euro per festeggiare a bordo il suo cinquantesimo compleanno. È proprio il treno che parte dalla Laguna ad aver condotto uno degli uomini più ricchi al mondo, Bernard Arnault, a Roma. Perché il numero uno di LVMH (il mega gruppo francese che conta 75 marchi di lusso) dieci anni fa ha fiutato il ritorno della moda dei treni turistici ed è entrato nel marchio originale "Orient Express", proprietà del gruppo Accor che possiede anche la Compagnia Wagons-Lits. E ha raddoppiato perché ha acquisito dal gruppo Belmond anche un gioiello di serie: il Venice Simplon Orient Express, cioè il treno gemello dell’Orient Express, ancora in funzione dal 1883, che collegava Londra-Calais-Parigi-Losanna-Milano attraverso il traforo del Sempione facendo capolinea a Venezia.
 

IL VALORE

La manutenzione di quei treni si fa in Italia e da 15 anni la fa l'associata Unindustria MA Group di Pranzetti, che su quei vagoni ha installato tutto quel che fa rima con comfort in viaggio: dal wi-fi all'aria condizionata e i bagni, facendo lievitare il valore commerciale dei biglietti (dai 2 mila euro a notte del 2010 ai 15 mila euro di oggi). Se dici lusso e fai trasporto su ferro è impossibile non imbattersi in MA Group che da oltre 20 anni è un punto di riferimento. E perciò, non in Belgio dove è nato, non in Francia o in Spagna con le loro capillari reti ferroviarie, neppure in Giappone. Per rimettere in moto l'Orient Express, Arnault e la figlia Delphine che si occupa di hotellerie, sono finiti a Guidonia, cioè alle porte di Roma.
 

«Qualcuno si stupirà, noi non di certo visto che la Capitale è la quarta città industriale italiana dopo Milano, Torino e Brescia», ci racconta Stefano Micalone, il direttore della comunicazione di Unindustria Lazio mentre Pranzetti mostra l'officina dei collaudi. E allora, l'expertise ha vinto. «Pronto, monsieur Pranzetti? Abbiamo bisogno di lei». Vale 200 milioni la commessa francese di LVMH approdata a Colleferro. È qui che la MA ha scovato, si è impossessata e ha riallestito gli ex capannoni Alstom. E al di là dell’«onore che sento nel ridare forma a un treno mitico», dice Pranzetti «è anche la gioia di aver avviato il processo per riaprire un’officina dove non entrava nessuno dal 2010».
 

I CAPANNONI

Oggi, dentro il ventre di questi capannoni anni Novanta che sfornavano due treni al mese e dove Trenitalia decise di costruire i suoi 250 regionali Minuetto, si segue la gestazione delle epiche carrozze che solcheranno l’Europa da ovest a est a partire dalla primavera del 2027. Nel primo reparto fitting (allestimenti, ndr) corrono tre binari distanti l’uno dall'altro 8 metri. Qui possono essere lavorate in contemporanea 40 vetture. E qui saranno forgiate le carrozze OE da 12 milioni ciascuna. Ecco i primi tre prototipi su cui saliamo in anteprima: una vettura letto, una ristorante e una per il bar. Sono senza impianti e ancora vuote: si vedo no i diversi cicli di lavorazione che impegneranno a breve le cento maestranze del Gruppo MA. La prima è una “centoporte”. Impossibile non pensare ai saluti (e le sberle) di “Amici miei”. La seconda sembra sia stata intinta in una boule di cioccolato bianco: è stata "sabbiata", mentre la terza è già verniciata: color ferrovia Novecento. Non è ancora adulta, tra poco una motrice la spingerà dentro il capannone dei collaudi e poi dentro il salone di bellezza finale dove ci metteranno le mani i designers francesi istruiti a dovere dall’architetto Maxime D'Angeac. Le tre carrozze sono identiche a quelle lunghe 17 metri in legno e cristallo costruite dalla Compagnia internazionale Wagons-Lit, fondata a Liegi nel 1876. Nel 2027 saranno operative le prime dieci vetture con una trentina di facoltosi passeggeri che viaggeranno a 80 chilometri orari nelle linee tradizionali, non dedicate all’Alta velocità. Immaginateli dormire avvolti in lenzuola di seta, immersi nell’oro, ebano, pelle pregiatissima, bere i migliori vini «senza che una goccia cada fuori posto», come scriveva l’allora corrispondente del Figaro nel 1883. Un senso di sicurezza molto novecentesco. «Cosa succede?», «Dice che il treno si è perso», discutono i tre fratelli protagonisti del film di Wes Anderson "Il treno per il Darjeeling". «Come fa a perdersi? - risponde uno - Viaggia sulle rotaie». In questa storia sono le rotaie delle officine di Colleferro. Che erano finite su un binario morto, e ora tornano a correre. 

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