Gestione ottimale dei rifiuti e delle risorse, zero impatto ambientale e riuso dei prodotti arrivati a fine vita, ecosostenibilità del processo produttivo: sono le direttive green and blue dei nuovi investimenti programmati dalle imprese laziali nei prossimi anni.
L’economia verde ecosostenibile punta a ottimizzare l’uso di energia, promuovendo le fonti rinnovabili e la riduzione degli sprechi; quella “blu” punta al riuso e al taglio delle emissioni di Co2. Entrambe sono la nuova sfida da vincere per il Lazio. Indietro non si torna. A dirlo sono gli ultimi dati del rapporto “La sfida Green 2023” realizzato da Unindustria.
Non c’è un dato preciso su quante siano le aziende green ma l’economia green and blue sta diventando un fattore chiave di successo e l’interesse sta crescendo: il 78% delle aziende ha programmato investimenti in chiave sostenibile come nuovi impianti fotovoltaici o sistemi per ridurre sprechi e riusare i prodotti arrivati a fine vita. La strada è a buon punto. Il 77% delle aziende ha ormai avviato una gestione differenziata del proprio ciclo di produzione di rifiuti e più della metà ha consolidato un modello produttivo circolare grazie all’uso di materie prime rigenerabili ottenibili dal recupero di scarti o sottoprodotti. I margini di miglioramento sono molti ampi: l’uso di energia ricavata da fonti rinnovabili riguarda ormai la metà delle oltre 400mila imprese laziali, soprattutto grazie alla realizzazione di impianti fotovoltaici. Un passo in avanti rispetto a cinque anni fa che si vede anche dall’indice di sostenibilità del processo produttivo delle aziende, che misura anche il livello del riuso dei materiali arrivati a fine vita.
Nelle aziende del settore farmaceutico l’indice è al 50% mentre nelle aziende di moda, design e arredo è al 58% nonostante in questi due settori non sempre sia facile reperire materiali rigenerati, a partire dai tessuti. Ma negli altri settori l’indice di sostenibilità sale al 70% per le imprese di servizi ambientali, all’86% per quelle del settore agroalimentare e al 94% per le aziende della cartotecnica e stampa. Sempre secondo Unindustria il 68% delle aziende investirà nei prossimi anni in nuovi impianti per il risparmio energetico, il 65% nella formazione del personale, il 64% per l’installazione di nuove tecnologie per migliorare l’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili e il 63% per realizzare impianti per ridurre rifiuti e scarti.
«Emerge una crescente attenzione sulle certificazioni di sostenibilità e tracciabilità in termini di Co2 e life cycle assessment, ovvero tutto ciò che riguarda il processo di vita dalla generazione del prodotto fino al suo riuso — spiega Giovanni Turriziani vice presidente Unindustria con delega alla Green economy — Le multinazionali hanno avviato da tempo questo percorso green, ma adesso è arrivato il turno delle piccole e medie imprese, soprattutto quelle che lavorano in sinergia con altre imprese: si punta molto ad allargare l’ecosostenibilità dei processi produttivi anche ai fornitori. È una scelta che il mercato inizia a riconoscere, e non c’è l’obbligatorietà fra le motivazioni che spingono a questo cambiamento».
La sfida per i prossimi mesi è chiara: «La green economy ha bisogno di regolamenti e semplificazioni che rendano snella una materia pesante dal punto di vista burocratico». In allegato l'articolo di Giuffrida Salvatore per La Repubblica.