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Interviste ed Editoriali - 30/10/2023

ZES, Camilli: "Per il Lazio applicare politiche di sviluppo territoriale già previste dalle leggi"

Intervista al Presidente di Unindustria su La Repubblica


Industria e Sviluppo: Frosinone, Latina e Rieti fuori dalle Zes.

 

La Cassa del Mezzogiorno, fondata nel 1950 da Pasquale Saraceno e Donato Menichella con la benedizione nientemeno che di Alcide De Gasperi, è stata determinante per l'industrializzazione non solo del Meridione in senso stretto ma anche delle province di Latina e Frosinone, nonché di una parte di quella di Rieti (le aree industriali di Cittaducale e Poggio Moiano). Come l'Iri, alla stagione di gloria e indiscussi meriti, seguì quella delle controversie e della corruzione, e la Cassa fu chiusa nel 1984.

 

Sono durate però fino a oggi, agevolazioni fiscali e amministrative che hanno permesso la continuazione dello sviluppo industriale con il progressivo coinvolgimento delle regioni. Ora si cambia, e dal 1° gennaio 2024 si riprende il modello Casmez: un accentramento a Roma di programmazione, investimenti e agevolazioni. Il nome da memorizzare è "Zes" (Zone economiche speciali). Già ne esistono otto, come i porti di Napoli e Gioia Tauro, affidate a gestioni commissariali. Ma dal 2024 tutto il Sud diventa un'unica Zes, e le decisioni saranno prese a Roma. Un modello di accentramento presso il governo analogo al Pnrr. La nuova perimetrazione della Zes unica comprende il Meridione, e poi Abruzzo e Molise. Solo il Lazio non c'è.

 

«Si è voluto ricalcare - spiega Angelo Camilli, Presidente di Unindustria - il perimetro delle regioni riconosciute dall'Europa come quelle più in difficoltà».

Sarebbe stato complicato aggiungere parti di un'altra regione, che oltretutto comprende la capitale. Senonché, le province di Frosinone, Latina e Rieti confinano con zone ad alta vocazione industriale, dall'Aquila a Napoli e Caserta, che godranno in quanto incluse nella Zes di contributi finanziari, velocizzazione delle procedure amministrative, benefìci fiscali e occupazionali: una posizione concorrenziale privilegiata.

 

«Conosco aziende - riprende Camilli · con due ingressi, uno in provincia di Frosinone e l'altro di Caserta: facile immaginare in quale delle due direzioni la fabbrica si amplierà un domani».

 

Per attivare investimenti, farà la differenza collocarsi qualche chilometro in là o in qua.

 

«Sarà difficile modificare il decreto-Sud che contiene la nuova Zes, a un passo dalla ratifica parlamentare», ammette però Camilli. «Si possono invece valorizzare le misure "parallele" che se non riproducono le condizioni della Zes, almeno attenuano le differenze, secondo un principio di gradualità applicato storicamente nelle politiche di sviluppo territoriale: prevedere strumenti e aree di transizione e compensazione».


L'idea è puntare sulle Zls (Zone logistiche speciali): l'ennesima sigla indica una recente fattispecie, poco attivata, con benefici non finanziari ma burocratici (tempi rapidi, procedure ridotte), che risolverebbe parte del problema.

 

«Un modello a costo zero per lo Stato che si può estendere ai poli produttivi del Lazio, come indicato nella Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale della Commissione Ue: Civitavecchia, Tiburtina Valley, oltre a Rieti, Frosinone e Latina».


Anche le istituzioni si muovono: la vicepresidente nonché assessore allo Sviluppo della Regione, Roberta Angelilli, conferma di «aver chiesto al ministro Fitto di inserire le province laziali nella Zes» ma anche di avere nel frattempo «continuato a lavorare per istruire la Zls che metterà in stretta connessione le aree portuali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Una programmazione d'insieme sotto il profilo delle infrastrutture e dei trasporti in grado di creare una forte interconnessione tra i porti e i comuni interni». Tutto questo viaggia in parallelo ai flussi dei fondi strutturali europei. Anche qui c'è un negoziato aperto: il limite fissato dall'Europa per le agevolazioni è il 25% dell'investimento per le grandi imprese e 40% per le Pmi (contro il 60% delle Zes): «Stiamo lavorando per ottenere un incremento del l5%», dice Camilli.

 

Quanto ai fondi statali, si punta a quelli per il contrasto alla deindustrializzazione finanziati nel 2021 con 136 milioni, da rivitalizzare e aumentare. Infine, è in discussione l'estensione della norma applicata al cratere di Amatrice: contratti di sviluppo con fondi Ue/regione e una soglia di investimenti finanziabili di 1,5 milioni contro i 20 milioni dei normali contratti del Ministero delle Imprese. Grazie a ciò, sono arrivate domande per 549 milioni di investimenti rispetto a una dotazione di 110 milioni: una dimostrazione della vitalità dell'impresa laziale. 

 

In allegato l'intervista di Eugenio Occorsio per La Repubblica.

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Stefano Micalone




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