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Rassegna Video - 20/05/2023

Camilli a LA7 Coffee Break

Economia e inflazione, mercato del lavoro e salari


Questa mattina il Presidente di Unindustria Angelo Camilli è intervenuto a Coffee Break, la trasmissione su La 7 condotta da Andrea Pancani, per parlare di inflazione, salari, mutui ed economia. In studio con lui Giuseppe De Cristofaro, Claudio Borghi, Lando Maria Sileoni e Alessandro Barbera.



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Su economia e inflazione:

“Il tema dell’inflazione preoccupa ma dalle previsioni che abbiamo nel secondo semestre di quest’anno ci dovrebbe essere un inizio di discesa dell’inflazione, che in Italia dipende principalmente dai costi dell’energia e delle materie prime degli scorsi anni. Se nella seconda parte dell’anno dovesse scendere si ridurrà la pressione sui prezzi e aumenterà la capacità di spesa delle famiglie, e potrà iniziare eventualmente anche una discesa dei tassi di interesse che in questo momento gravano particolarmente sul sistema delle imprese e sulle famiglie. Rispetto a qualche anno fa i tassi di interesse sono sostanzialmente quadruplicati e ciò oggi sta generando un rallentamento da parte delle imprese. Una riduzione dell’inflazione che si attesti al 4 / 5%, e non all’8% come oggi, potrebbe dare molto respiro. L’economia sta andando molto bene, il sistema imprenditoriale ha reagito ma i temi da affrontare per migliorare sono due: quello del reperimento delle risorse umane qualificate e quello della capacità del Paese di mettere a terra gli investimenti pubblici che deve fare”.



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Su mercato del lavoro e occupazione:

“Il sistema imprenditoriale dovrebbe essere innanzitutto ringraziato perché se siamo usciti dalla crisi che abbiamo vissuto,  se abbiamo recuperato 10 punti percentuali e sono stati creati nuovi 400mila posti di lavoro significa che il sistema imprenditoriale nel suo complesso ha lavorato molto bene, ha investito, si è capitalizzato e continua ad avere una forte propensione a ricerca e sviluppo. Però non bisogna avere un approccio ideologico ma orientato alla realtà dei fatti: se andiamo a vedere il tema del mercato del lavoro non c’è dubbio che ci siano distorsioni ma nella stragrande maggioranza dei 23 milioni di lavoratori nel mondo privato oltre il 90% dei contratti di lavoro è stato rinnovato. Per quanto riguarda la manifattura tra il 2000 e il 2019 i salari in Italia sono cresciuti del 19%, a fronte di quelli tedeschi e francesi del 18% e quelli spagnoli del 12%, quindi un adeguamento c’è stato: non c’è dubbio che il tema vada affrontato ma bisogna mettere ordine tra i contratti di lavoro, sono troppi in Italia. Dovremmo razionalizzarli e uniformarli per evitare distorsioni. Ma il tema va affrontato con pragmatismo, senza ideologie e senza parlare di ulteriori tassazioni: la direzione è quella di far crescere il Paese, far crescere l’economia e adeguatamente la produttività del lavoro e i salari. Noi la proposta per far crescere i salari l’abbiamo fatta da tempo ed è quella dell’abbattimento del cuneo fiscale: abbiamo chiesto un taglio di 16 miliardi che poteva portare a un aumento retributivo di circa 1.300 euro per ciascun lavoratore, che è un aumento importante, questo finora non è stato fatto. Il governo oggi poteva prenderne solo un provvedimento temporaneo e non strutturale, ci auguriamo che nella prossima legge di bilancio possa essere fatto. Se andiamo a vedere tutte le indagini sul sistema delle imprese in questi anni, la gran parte delle imprese, anche le PMI che tutto sommato hanno meno risorse, stanno adottando provvedimenti di welfare integrativi delle retribuzioni per andare incontro ai propri collaboratori, e molte aziende hanno erogato bonus aggiuntivi per combattere l’inflazione, il caro bollette…la risorsa principale delle aziende sono i propri dipendenti e da parte nostra non può esserci un approccio ideologico: il sistema italiano compete ogni giorno sui mercati internazionali, dobbiamo essere pragmatici.



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Sulla crescita delle Imprese:

“Negli ultimi venti anni l’Italia è cresciuta mediamente del 3% contro una media europea del 27%: i Paese europei sono cresciuti 9 volte di più. Il nostro è un Paese bloccato, che non è cresciuto e dove le imprese non sono state messe nelle condizioni di crescere. Quando lo sono state, attraverso provvedimenti come industria 4.0, hanno investito e sono cresciute, ma se non cresce la ricchezza complessiva del Paese siamo fermi”.

 

Sul MES

“Credo che sia un’opportunità, chi ha maggiore interesse oggi è la Germania che ha più difficoltà sul proprio sistema bancario mentre noi anche con regole rigide ce la stiamo cavando abbastanza bene. Se dobbiamo negoziare, perché non dedicare una parte di quelle somme alla politica industriale? Noi oggi dobbiamo affrontare trasformazione digitale e sostenibilità con una massa di investimenti spaventosi che vanno molto al di là di quello che abbiamo con il PNRR, quindi perché non farlo in una logica di crescita e di investimento”.
 


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