«L’Anno Santo è una grande opportunità ma serve guardare oltre con un piano pluriennale. La Capitale ha bisogno di più poteri, bisogna guardare oltre il Giubileo per rilanciare l’industria».
Il nuovo presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo chiede poteri per Roma adeguati allo status di Capitale (e più fondi), apprezza il pragmatismo del sindaco Roberto Gualtieri e del presidente della Regione Francesco Rocca, richiama alla responsabilità i sindacati sul fronte dello smart working e stimola la spinta dell’industria per un futuro che vada oltre il Giubileo, con una programmazione a lungo termine. Non solo. Biazzo spiega anche il senso delle ZLS, le zone logistiche semplificate, che possono svolgere un ruolo di grande attrattore per gli investimenti. Tutto questo in ragione del fatto che la Capitale «non è solo turismo».
Presidente, poche settimane fa lei è stato eletto con il 99% dei consensi: una grande dimostrazione di fiducia, ma anche un peso importante da portare sulle spalle.
«È vero, per me è stata una grande soddisfazione e ringrazio tutti per la dimostrazione di stima. Per quanto riguarda il peso, non lo sento tanto come una mia personale responsabilità, quanto come una responsabilità generale che ha Unindustria nell’essere parte propositiva importante per il territorio. Dobbiamo fungere da stimolo e allo stesso tempo stare vicino ai nostri quasi tremila associati».
Tra poco più di un mese si aprirà il Giubileo. Quali opportunità vede per i cittadini romani e per gli industriali?
«Il Giubileo mette al centro Roma e questo è un aspetto importante che va oltre il turismo, che pure è ben presente. Ma il messaggio che passa è anche quello che il nostro è un territorio valido in cui investire, anche dal punto di vista industriale. La città aveva bisogno di trasformarsi e i disagi di questi mesi saranno compensati dai miglioramenti nel tessuto urbano e nei servizi che dal mese prossimo, con la chiusura dei cantieri, cominceranno a vedersi. La stagione degli investimenti però non deve esaurirsi con il Giubileo, ma deve proseguire con una programmazione pluriennale, anche in vista degli eventi già noti come, ad esempio, il Giubileo straordinario del 2033 o il prossimo Giubileo del 2050 che rimane una certezza. Lavorare per tempo e con una visione chiara permetterebbe di evitare nuove criticità, dai rifiuti ai trasporti, introducendo innovazione, aumentando la concorrenza virtuosa (bene le 1000 licenze taxi) e percorsi di collaborazione tra pubblico-privato sempre più efficienti, in questo caso il termovalorizzatore rappresenta un esempio virtuoso».
La scorsa settimana il sindaco Gualtieri ha presentato il bilancio dei suoi primi tre anni di amministrazione. Cosa ne pensa?
«Ho ascoltato il discorso ed apprezzo l’approccio del sindaco, molto concreto. Devo dire che, almeno secondo me, ci troviamo in una fase fortunata perché abbiamo un primo cittadino ed un presidente della Regione che hanno avuto incarichi molto importanti dal punto di vista della gestione: uno perché ha fatto il ministro dell’Economia, l’altro perché è stato presidente della Croce Rossa mondiale. Non me ne vogliano i politici “puri” ma non posso non sottolineare la loro determinazione nel “fare”».
A Roma si è parlato molto di smart working per gli uffici pubblici, con l’idea che così si possa decongestionare il traffico. Qual è la sua opinione?
«Guardi, noi abbiamo partecipato al tavolo, chiedendo però di avere una verifica successiva sulla produttività dei dipendenti coinvolti. Noi abbiamo messo sul piatto disponibilità e senso di responsabilità. Ci aspettiamo altrettanto dai sindacati in un momento così delicato per la città che non può lasciare spazio ad atteggiamenti ambigui, come quelli dello scorso 8 novembre quando sono state negate le fasce di garanzia durante lo sciopero dei trasporti».
Dal suo punto di osservazione, ritiene che Roma debba avere più fondi ed una legge ad hoc per tutelarla da un lato e farla crescere dall’altro?
«Una riforma di Roma dovrebbe tenere in considerazione le esigenze del sindaco di intervenire su settori e ambiti che hanno specificità uniche nella Capitale. Ad esempio, a proposito del turismo di qualità che sta crescendo (negli ultimi 5 anni 58 strutture in più di fascia alta ed altre 15 apriranno nei prossimi 2 anni) il sindaco di Roma per gestire i flussi deve poter intervenire ampiamente sulle regole degli affitti brevi e non aspettare modifiche normative del Governo. Opere come il termovalorizzatore sono una grande e positiva novità, ma ci sono voluti i poteri commissariali. Ovvio che le risorse sono un tema parallelo e fondamentale. Poteri e competenze, senza adeguati fondi per gestirli, servono a poco per garantire i servizi che una Capitale internazionale come Roma merita».
Guardando ancora più avanti, oltre il Giubileo?
«L’attenzione su Roma, come dicevo, è crescente e va valorizzata. Ultimamente è stata presentata una stima di oltre 30 miliardi di investimenti in 25 anni tra operazioni pubbliche e private con un valore aggiunto per la Capitale che arriverà a toccare i 22 miliardi da qui al 2050: oltre il doppio rispetto a Milano. Ci sono 11 km quadrati di città potenzialmente interessati da processi di rigenerazione».
Quindi non solo turismo.
«Certo. Roma deve sentirsi anche città industriale, perché lo è e perché le città avranno sempre maggior peso nell'economia e nella creazione del valore. Il turismo è un settore prezioso, che si sta evolvendo positivamente verso un segmento alto-spendente e più paziente (aumenta la permanenza media dei turisti), ma Roma deve ribadire il suolo ruolo anche di Capitale produttiva del Paese, anche perché è la quarta città industriale, ed ha settori di eccellenza come Digitale, Aerospazio, Farmaceutico, Audiovisivo, Energia, ma anche Chimica e Metallurgia. Deve quindi prendersi cura delle sue aree industriali, valorizzare il perimetro metropolitano con i grandi hub produttivi e di trasporto come l’Aeroporto di Fiumicino, il Porto di Civitavecchia, il terminal logistico di Santa-Palomba».
Nel suo insediamento, infatti, ha parlato di un Piano Industriale per il Lazio. Come si attirano i nuovi investitori?
«Sì, stiamo lavorando in questo senso e lo renderemo ufficiale nei prossimi giorni. Una piattaforma di proposte per creare le migliori condizioni di contesto per far crescere le imprese e ristabilire un giusto mix tra manifattura e servizi avanzati nell’economia regionale. Nel frattempo, tra le altre cose, stiamo già puntando su una ZLS (una zona logistica semplificata) di 5.500 ettari, sulla quale le aziende potranno investire grazie ad agevolazioni fiscali ad hoc e ad un taglio netto della burocrazia e dei tempi autorizzativi».
Una nota dolente: quanto pesano i problemi dell’automotive nel Lazio?
«La crisi del settore è importante, crisi industriale e di mercato. Nei primi 8 mesi del 2024 (gennaio-agosto) la produzione dell'industria automotive italiana nel suo insieme ha registrato un calo del 18,2% rispetto ai primi 8 mesi dello scorso anno. Se si prende in considerazione solo la produzione di autovetture 2024 il calo nei primi 8 mesi di quest’anno è stato pari al 37%. Nel Lazio ci sono circa 400 imprese e 10.000 addetti. Questo significa che non parliamo solo di Stellantis, ma di un indotto importante che non possiamo dimenticare e che non possiamo permetterci di perdere perché è un capitale industriale che non si rimpiazza da un giorno all'altro. Non c'è un'unica soluzione. Stellantis deve dare risposte sul piano industriale, ma intanto ai lavoratori dell'indotto vanno garantiti gli ammortizzatori sociali e alle imprese va data la possibilità e il tempo di trovare nuovi mercati e possibilità di riconversione. Stiamo lavorando con la Regione per portare all’attenzione la realtà del territorio e la Regione si sta impegnando a ribadire il ruolo del Lazio nella filiera».
L'intervista, a cura di Gianluca Perino per Il Messaggero, è disponibile in allegato.