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Interviste ed Editoriali - 01/08/2025

Riforma Roma Capitale, Biazzo: “Passo fondamentale, favorirà investimenti e talenti”

Intervista al Presidente di Unindustria su Il Messaggero

 

Via libera alla riforma di Roma Capitale: il Presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo ne parla oggi su "Il Messaggero", nell'intervista a cura di Fabio Rossi, dopo che il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge costituzionale per Roma Capitale. Il testo prevede la modifica dell'articolo 114 della Costituzione, con l'inserimento di Roma Capitale tra gli enti costitutivi della Repubblica. Il ddl prevede anche l'attribuzione a Roma Capitale di funzioni legislative di tipo concorrente e residuale su diverse materie: trasporto pubblico locale, polizia amministrativa locale, governo del territorio, commercio, valorizzazione dei beni culturali e ambientali, promozione e organizzazione di attività culturali, turismo, artigianato, servizi e politiche sociali, edilizia residenziale pubblica e organizzazione amministrativa.


Presidente, come valuta il via libera alla riforma di Roma Capitale?
«Molto positivamente perché, come avevamo detto anche all’audizione in commissione parlamentare, era importante portare avanti questo progetto senza creare un’altra regione, ma dando a Roma quegli strumenti legislativi, amministrativi e finanziari che sono propri di una grande capitale moderna. Abbiamo sempre sottolineato, infatti, che Roma possa e debba avere autonomia e capacità amministrativa su trasporto locale, la gestione dei beni culturali, le attività turistiche. Adesso occorre però entrare nel merito delle materie più ampie e, proseguendo in un dialogo costruttivo tra Roma Capitale Regione e Governo, evitare incertezze e possibili conflitti di competenze».
 
Cosa si aspetta, per il prosieguo del percorso di questa riforma?
«Sarà fondamentale il percorso della legge ordinaria circa l’attribuzione delle competenze e delle risorse in grado di garantire, da un lato, autonomia finanziaria adeguata alle necessità di gestione e sviluppo di una grande città internazionale e, dall’altro, una coerente capacità organizzativa e amministrativa».
 
In che modo la riforma può sostenere lo sviluppo economico della Capitale e del Lazio?
«Sicuramente lo farà nell’ambito della valorizzazione di Roma come meta turistica sempre più globale. Sappiamo che quando una città ha servizi più efficienti ed infrastrutture, fisiche e sociali, sempre migliori, come si sta vedendo con le opere PNRR e giubilari, aumenta la sua capacità di attrarre investimenti e talenti».
 
Crede che possa continuare a lungo il clima di collaborazione tra le varie parti politiche, che ha caratterizzato soprattutto la preparazione del Giubileo?
«Me lo auguro, perché è un metodo che porta benefici a tutti, anche nei confronti dell’opinione pubblica. Va bene per il sindaco ma anche per la Regione, con la quale stiamo lavorando molto bene sul piano industriale».
 
Gli ultimi dati Istat evidenziano una crescita dell’economia del Lazio superiore alla media nazionale. A cosa è dovuta?
«Secondo le previsioni dei principali istituti di ricerca, nel 2024 il Lazio è la regione italiana con la crescita economica più elevata, con un aumento del Pil stimato tra l’1,4 per cento e l’1,8 per cento. Un valore più alto rispetto alla media nazionale dello 0,7 per cento, anche se dobbiamo continuare a lavorare per una continua crescita. Nella nostra regione ci sono punti di attrazione importanti: come l’aeroporto di Fiumicino, che sta dando risultati molto positivi ed il porto di Civitavecchia. Ma abbiamo anche tutte le Università presenti nel progetto di innovazione Rome Technopole che offrono percorsi di formazione e progetti di ricerca eccellenti. E’ necessario, inoltre, investire ed ammodernare le infrastrutture».
 
Quali infrastrutture, in particolare?
«Penso per esempio alla Orte-Civitavecchia, al raddoppio della Salaria per Rieti, alla Roma-Latina, all’Alta Velocità nel basso Lazio. Ma anche, con il termovalorizzatore, al rafforzamento del nodo ferroviario di Santa Palomba: un’area industriale importante. Stiamo lavorando molto anche sui progetti logistici, che sono un elemento importante per attrarre investimenti sul territorio».
 
In quest’ambito quali ripercussioni può avere la vicenda dei dazi?
«Intanto va capito bene il perimetro dell’accordo, sul quale circolano versioni differenti. Per il Lazio, in particolare, il punto più importante riguarda chimica e farmaceutica. Qualora i dazi venissero imposti anche su questi settori, che valgono il 40 per cento dell’export regionale, il calo delle esportazioni sarebbe di circa 400 milioni. Altrimenti il danno sarebbe contenuto intorno ai 200 milioni».
 
Come si possono ridurre gli effetti negativi di questa situazione?
«Servono piani industriali adeguati: nel Lazio lo abbiamo già fatto, ma sono necessari anche a livello italiano ed europeo. Dobbiamo incentivare la manifattura, snellire procedure che ci rendono meno competitivi e fare tutto con maggiore rapidità».
 
Come è uscita l’economia di Roma e del Lazio dalle enormi difficoltà degli ultimi anni, come pandemia e guerre?
«Ne siamo usciti bene, e non era scontato. È chiaro che le imprese devono necessariamente reagire con decisione alle difficoltà, altrimenti ne va della loro esistenza. Ora le aziende che hanno una vocazione all’export devono sostituire il calo che comunque ci sarà, perché quello con gli Usa non è un accordo positivo, con altri mercati come il Sudamerica, l’Asia, i Paesi del Golfo, l’Australia o il Canada. Non sarà facile ma vanno aperti nuovi sbocchi per i nostri prodotti».

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