La vetrina internazionale, l'arrivo di milioni di visitatori, la rete di trasporti assicureranno vantaggi alle imprese che, da Unindustria a Coldiretti, si sono riunite nella Fondazione.
La partita della candidatura di Roma all'Expo 2030 entra nel vivo. Non solo per il comitato promotore, guidato dall'ambasciatore Giampiero Massolo che il 7 settembre scorso ha depositato la candidatura ufficiale, ma anche per le imprese della capitale, decise a giocare un ruolo centrale nel maxi evento che - se assegnato - contribuirà a rivoluzionare la città.
In prima fila Unindustria, l'associazione che riunisce gli industriali di Roma e del Lazio, che è stata una delle prime istituzioni a lanciare la proposta di candidare la capitale per la stessa kermesse che nel 2015 ha acceso la miccia del rilancio di Milano. Alle spalle dell'interesse delle imprese c'è un business enorme che potrebbe risvegliare proprio le attività produttive del territorio. Secondo i calcoli della Luiss, tra l'assegnazione e i cinque anni dopo l'evento, l'Esposizione Universale porterebbe a Roma e alle sue imprese ritorni economici per 45 miliardi di euro, un moltiplicatore considerevole rispetto all'investimento iniziale previsto in 2 miliardi.
Per quanto riguarda la fetta che potrebbe finire nei bilanci delle imprese, la stessa Luiss calcola che 24,1 miliardi saranno spesi nella ristorazione, nell'hospitality, nei trasporti, mentre altri 11,1 miliardi deriveranno dall'incremento di valore del patrimonio immobiliare e dagli investimenti diretti. In sostanza le imprese avranno tre tipi di benefici: il primo legato alla ricettività rispetto ai circa 30 milioni di visitatori attesi, il secondo collegato alla portata internazionale dell'evento, che si trasformerà in una vetrina per grandi aziende del territorio, il terzo alla necessità di costruire le infrastrutture a supporto della kermesse.
Si parte quindi dalla riqualificazione di Tor Vergata, che sarà al centro di un processo di rigenerazione urbana che guarda anche alla modernizzazione della rete e delle modalità del trasporto. Nuove infrastrutture, quindi, realizzate da grandi imprese, ma anche occasioni di business da vivere prima, durante e dopo l'Expo. Per questo è stata inaugurata la Fondazione Expo Roma 2030, che riunisce tra i soci promotori le più importanti rappresentanze datoriali della città (Unindustria, Cna Roma, Coldiretti Roma, Confcommercio Roma, Federlazio, Acer, Confesercenti Roma). Il cda della fondazione, guidata da Massimo Scaccabarozzi, il manager del pharma direttore di Menarini, si è già riunito.
«Abbiamo raccolto l'interesse di tantissime imprese», racconta oggi Scaccabarozzi. «Contributi che la Fondazione intende lanciare da subito, anche chiedendo a tutti gli esercizi commerciali della capitale di esporre il logo della manifestazione sulle loro vetrine, affinchè diventi al più presto una missione condivisa da tutti. »
In allegato l'articolo a cura di La Repubblica.