La riforma fiscale è e deve essere strutturale, come ci chiede del resto l'Europa, invece l'accordo raggiunto dimostra poca attenzione alle imprese che ne sono di fatto escluse. Questo crea incertezza sul futuro, mina la competitività del nostro apparato produttivo, Pmi in testa, non facendo crescere l'occupazione». Angelo Camilli, Presidente di Unindustria, va dritto al punto e all'indomani dell'intesa raggiunta tra la maggioranza, chiede di riaprire il confronto, mettendo in campo nuove risorse e allargando il raggio d'azione.
Confindustria è molto critica nei confronti dell'intesa. Avete chiesto al premier Draghi di essere convocati. C'è spazio per riaprire il tavolo...
«Ce lo auguriamo. Questa riforma non va per molti motivi. Gli 8 miliardi messi in campo non sono sufficienti. Così non si incide in maniera significativa ed efficace sui redditi delle persone e sulla capacità di essere competitive delle aziende. La riduzione delle imposte per 1 miliardo riguarda solo autonomi e start up, il resto del mondo produttivo non viene considerato. Questo è un fatto grave».
In effetti l'Irap non viene toccata, nonostante le promesse che davano per certo un intervento su questa voce
«L'Irap è una tassa odiosa e ingiusta che andrebbe azzerata. Non farlo adesso è un errore. Non si dimostra attenzione ai giovani e alle donne. Almeno per le Pmi bisognava intervenire subito, dare un segnale chiaro. Invece niente. Il tema vero è che la dotazione finanziaria prevista è insufficiente per incidere sul tessuto sociale e su quello imprenditoriale».
Quanti soldi ci vorrebbero e da dove potrebbero arrivare?
«Fra 13 e 15 miliardi, prevedendo il taglio dell'Irap per le Pmi come del resto aveva prefigurato ¡I ministro del Lavoro Orlando. Un modo per dare alle aziende la possibilità di assumere, di spingere sulla ripresa dopo un periodo difficile».
In questo contesto c’è anche il caro energia da affrontare?
«Alle imprese una sforbiciata sulle tasse avrebbe consentito di attenuare l'impatto del caro bollette. Per alcuni comparti l'aumento dei prezzi dell'energia è devastante, incidendo fino al 40% dei costi industriali».
C'è spazio per trovare una soluzione?
«Bisogna trovare maggiori risorse, il governo deve fare uno sforzo. Di certo così com'è la riforma non è strutturale, non aiuta l'economia. Occorre agire subito. Anche per attrarre le imprese estere e sostenere le Pmi, spina dorsale del nostro Paese».
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