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Interviste ed Editoriali - 24/09/2022

Unindustria, Pontecorvo: "Dal Covid alla guerra, ora il caro energia: aziende in difficoltà, no a soluzioni tampone"

Intervista al Presidente di Unindustria Latina su Il Messaggero: "Dopo la cassa Covid ora servirebbe quella per l'energia"


«L'economia pontina, così come quella italiana, è in forte crisi. Tutti i settori ne risentono, anche se alcuni di più». Sono le parole che il Presidente di Unindustria Latina, Pierpaolo Pontecorvo usa per spiegare qual è la situazione attuale in cui si muovono le aziende del territorio: «Veniamo da due anni difficilissimi e purtroppo ancora non è finita: prima il Covid, poi la guerra, ora il caro bollette, le aziende sono in difficoltà. In questi due anni ne abbiamo viste di tutti i colori, siamo partiti dal Covid e arrivati alla guerra, poi il caro energia è stata la prosecuzione e questo problema è molto più difficile da gestire rispetto alla pandemia».

 

II caro bollette è sicuramente il colpo finale:
"Un colpo per le imprese e per le famiglie - spiega Pontecorvo - lo vediamo da privati cittadini sia quando facciamo un pieno di carburante (tra l'altro per la prima volta la benzina costa meno del diesel) e quando andiamo a pagare bollette che sono aumentate notevolmente. Il problema dunque si acuisce per tutti».


C'è un settore più in sofferenza di altri?
«Alcuni sì, quello dei cosiddetti energivori, mi viene da pensare a chi lavora la ceramica, o il comparto farmaceutico, le telecomunicazioni, tutti settori che soffrono molto e soffrono perché c'è la volatilità dei prezzi e non c'è stabilità, in pratica non si riesce a fare una programmazione. I prezzi sono aumentati in maniera spropositata e le aziende sono qui a chiedersi cosa possono fare». E non è tutto: «II costo dell'energia è un problema e di conseguenza lo è il prezzo delle materie prime. Ho sentito proprio alcuni giorni fa un'azienda che lavora il marmo e ha bollette 10 volte superiori rispetto al passato. Nello stesso tempo anche l'importazione sta subendo un duro colpo perché per il costo dei trasporti e questo ovviamente si ripercuote sulle imprese e su chi utilizza il prodotto, dunque il consumatore finale o altre imprese».

 

Ma le aziende più piccole stanno soffrendo di più?
«Diciamo che soffrono tutte anche se in maniera diversa. L'azienda media ha una sofferenza molto ampia, normalmente sono società imprenditoriali con l'imprenditore che ha molti impegni economici, nel tempo si sono anche indebitati in particolare con le misure straordinarie per il Covid e l'accesso al credito. Ora è il momento di pagare quello che è stato preso. Quindi posso certamente dire che le piccole e medie imprese soffrono tantissimo, le grandi aziende hanno invece misure e mercati differenti. Hanno forse anche una solidità maggiore ma c'è anche un rischio importante: potrebbero decidere di spostare altrove le produzioni, dove costa di meno». C'è qualcuno che ha adottato qualche misura drastica: «Alcune aziende hanno fermato le produzioni pur avendo ordini, ma se non si può chiudere il bilancio quanto meno in pareggio è bene fermarsi. In emergenza bisogna sopravvivere e al momento non è possibile. Ci sono poi altre aziende che hanno deciso di modificare il loro assetto lavorativo cercando di sfruttare i cicli di produzione in orari differenti, alcuni hanno bloccato o sospeso la produzione. E qui si presenta un ulteriore problema, quello del personale. Dopo la cassa Covid ora servirebbe quella per l'energia, ma quanto può sopportare il bilancio dello Stato?»

 

A questo punto bisogna parlare di soluzioni:
«Ce ne sono di varia natura, prima di tutto c'è necessità di un intervento europeo o nazionale e poi soluzioni dove si può agire anche a livello territoriale. Non servono solo soluzioni tampone, abbiamo bisogno di un intervento massiccio anche attingendo a fondi per la cassa integrazione, al credito di imposta, piuttosto che sui trasporti. L'Italia è una potenza economica e deve avere una organizzazione di sistema Paese che sia più forte, anche attraverso un buon utilizzo delle risorse che abbiamo in casa, progetti di energia alternativa come il solare o l'eolico. Ma poi si possono aprire discorsi anche su altri materiali come i rifiuti: li vendiamo ad altri Paesi quando potremmo utilizzarli per produrre energia», C'è poi un altro tassello che deve essere messo in ordine, è la burocrazia: «I tempi sono lunghi, troppo. Senza contare che c'è anche una burocrazia strumentale, la politica favorevole o contraria a determinate attività, come l'economia circolare».

 

Sotto questo profilo, proprio al fine di fare uno studio sul risparmio energetico, Unindustria sta lavorando con la Facoltà di Ingegneria de La Sapienza a Latina per un check up energetico all'interno delle aziende, una sorta di diagnosi dei consumi per attivare un risparmio energetico reale. Per riuscirci però servono ulteriori risorse che sia l'Associazione di Industriali sia Sapienza sperano di trovare a breve. 

 

In allegato l'intervista a cura de "Il Messaggero".

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