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Documento - 31/01/2023

Monitoraggio sull’andamento dei prezzi delle commodity

Il nuovo anno si apre con maggiore ottimismo sui mercati e con aspettative di ripresa per fine 2023. L’economia mondiale resta comunque caratterizzata da diffuse fragilità. In allegato il report completo del Centro Studi


Il nuovo anno si apre con maggiore ottimismo sui mercati e con aspettative di ripresa per fine 2023, influenzate soprattutto dalla contrazione dei prezzi dei beni energetici. L’economia mondiale resta caratterizzata da diffuse fragilità. In Italia diminuisce il consumo del gas, grazie alle misure adottate dal Governo, alle temperature a lungo contenute e anche a causa del rallentamento industriale.

 

Complessivamente, i prezzi delle commodity sono previsti in calo, tendenza che è già possibile osservare all’inizio del 2023.

I prezzi delle materie prime energetiche, seppur ancora superiori al pre-pandemia, sono in netta contrazione per effetto congiunto del rallentamento della domanda internazionale e delle politiche europee in materia energetica (REPowerEU e price cap). Gennaio 2023 segna infatti l’esaurimento degli effetti del conflitto in Ucraina sui prezzi del petrolio (-13%), del gas (-15%) e dell’elettricità (-18%). Al contrario, i mercati ancora vulnerabili a questi effetti sono quelli legati al comparto della chimica, in particolare le materie chimiche inorganiche.

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A seguito dell’uscita dalla politica «zero-Covid» della Cina e dei miglioramenti delle aspettative di produzione, i mercati di alcuni beni strategici sono in rialzo. Ad esempio quello del rame e del molibdeno, materiali chiave per la transizione ecologica e per la produzione industriale. In calo invece i prezzi di molte altre commodity, come i beni alimentari, i metalli ferrosi, il legno e il cotone.

L’agenda italiana sul contenimento dei consumi di gas naturale (Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale) ne ha comportato nell’ultimo trimestre 2022 una riduzione del 25% rispetto allo stesso periodo 2021. Allo stesso tempo è cambiata drasticamente la composizione delle fonti di approvvigionamento di gas naturale: sono diminuite le quote di importazioni dalla Federazione russa (dal 39 al 16%), mentre sono aumentate le quote di importazioni dall’Algeria (dal 30 al 34%), dall’Azerbaigian (dal 10 al 15%), da Norvegia e Paesi Bassi (dal 3 al 10%) e sotto forma di GNL (dal 14 al 21%).

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