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News - 13/03/2023

Sette Giorni - Newsletter di Confindustria del 10 marzo 2023

Fisco, Bonomi: serve una riforma organica, un fisco di impresa per la crescita Salari, Stirpe: aumentarli legandoli alla produttività e incentivare la contrattazione di II livello

Roma, 10 marzo 2023

I temi della settimana

 
PNRR, BONOMI: CONFINDUSTRIA E ANCI INSIEME PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO. CABINA DI REGIA RAFFORZI IL CONTRIBUTO DEGLI ATTORI SOCIALI

Si è te­nu­to a Roma l’in­con­tro tra Con­fin­du­stria e Anci sull’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza. Han­no par­te­ci­pa­to il Pre­si­den­te Car­lo Bo­no­mi, i pre­si­den­ti del­le ter­ri­to­ria­li di Con­fin­du­stria, quel­lo del­l’An­ci An­to­nio De­ca­ro e i sin­da­ci del­le Cit­tà me­tro­po­li­ta­ne. Que­sto con­fron­to na­sce dal Pro­to­col­lo d'in­te­sa fir­ma­to nel lu­glio scor­so da Anci e Con­fin­du­stria per met­te­re in cam­po un’a­zio­ne co­mu­ne vol­ta a cam­bia­re pas­so sul­le re­go­le per l'at­tua­zio­ne del Pnrr. “Per l'I­ta­lia il Pnrr è uno strumento importantissimo su cui, in questo momento, rileviamo una minore attenzione sul piano delle riforme” ha affermato Bonomi – “Serve certamente adeguarlo in alcuni capitoli poiché siamo in una fase ben diversa rispetto a quando è stato varato. Occorre, quindi, avviare una riflessione con le istituzioni europee ed entrare nel merito delle questioni in modo credibile e propositivo, senza minare l’obiettivo del Piano. In questo processo – ha spiegato il Presidente - gli attori sociali devono essere coinvolti e auspichiamo che il loro contributo sia rafforzato nell’ambito della Cabina di regia. L’at­tua­zio­ne del piano – ha aggiunto Bonomi - è il ban­co di pro­va per di­mo­stra­re la pro­pria cre­di­bi­li­tà in Eu­ro­pa e i sin­da­ci del­le cit­tà me­tro­po­li­ta­ne pos­so­no dare un contributo concreto alla sua realizzazione”.
 

FISCO, BONOMI: SERVE UNA RIFORMA ORGANICA, UN FISCO DI IMPRESA PER LA CRESCITA
Il Presidente Carlo Bo­no­mi a mar­gi­ne del­l'in­con­tro con l’Anci ha par­la­to an­che di fi­sco, Mia e rial­zo dei tas­si. Oc­cor­re rea­liz­za­re una "vera ri­for­ma fiscale or­ga­ni­ca, ragionata, un fi­sco di im­pre­sa per la crescita che diventi una leva di competitività, favorendo investimenti e capitalizzazione – ha detto. “Aspet­tia­mo di ve­de­re i te­sti della delega ov­via­men­te ma se si par­la solo di ri­mo­du­la­zio­ne del­le ali­quo­te e di uti­liz­za­re il fi­sco su stru­men­ti come nuo­ve as­sun­zio­ni, si sta sba­glian­do stra­da”. Sul­la Mi­su­ra di in­clu­sio­ne at­ti­va (MIA) Bo­no­mi ha osservato: "è dif­fi­ci­le com­men­ta­re qual­co­sa che non si co­no­sce, bi­so­gna ve­de­re le con­di­zio­ni, po­treb­be es­ser­ci una ri­du­zio­ne del­la pla­tea e una mes­sa in cam­po di po­li­ti­che at­ti­ve del la­vo­ro, che po­treb­be­ro rappresentare una so­lu­zio­ne alla ri­for­ma del red­di­to di cit­ta­di­nan­za". Mentre sul rialzo dei tas­si Bce il Presidente ha sot­to­li­nea­to: "sono d’accordo con il mo­ni­to del Go­ver­na­to­re Vi­sco, un au­men­to dei tas­si fino al 3% era con­di­vi­si­bi­le, an­dan­do ol­tre si met­te a ri­schio l'e­co­no­mia. Con l'idea di contenere l'inflazione solo con l'aumento dei tassi si rischia di passare dal contrasto all'inflazione alla recessione”. Bonomi si è soffermato anche sulla riforma del Patto di stabilità: “bisognerebbe chiamarlo ‘Patto di crescita e stabilità’, perché è la crescita che porta alla stabilità. Pensare a un nuovo Patto è nell'interesse dell'Italia, ed è tra le prime "emergenze" da affrontare, soprattutto per un Paese come l’Italia che ha un rapporto debito/Pil del 145%. Le regole che valevano prima della pandemia oggi non valgono più; quindi, dobbiamo partecipare al processo di definizione di regole che guardino alla crescita. Infine, sul rinvio dello stop al motore endotermico dal 2035 Bonomi ha ribadito: “Condividiamo gli obiettivi della transizione, ma vanno raggiunti in una neutralità tecnologica, senza ideologie, calcolando i costi sociali e gli effetti attesi, altrimenti si rischia di pregiudicare la sopravvivenza di alcune filiere con conseguenti impatti sul tessuto sociale.”
 
 
MIGRANTI, BONOMI: E’ IL MOMENTO DI FARE UNA GRANDE RIFLESSIONE PER IL PAESE. PENSARE A UN POLITICA A TUTTO TONDO
“Era doveroso venire in Calabria dopo il naufragio di Cutro. Non sta a Confindustria entrare nelle polemiche di quanto accaduto e faccio mie le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: l'unica risposta al dolore devono essere misure concrete, assunte da Italia ed Europa, la tragedia dei migranti chiama tutti a uno sforzo di comprensione e di inclusione, a misure che aprono alla condivisione dei drammi di sofferenza, guerra, fame e oppressione che generano flussi che si dirigono verso i paesi europei. Credo che si possa davvero lavorare insieme e pensare a una politica dell'immigrazione a tutto tondo che tenga conto della parte lavorativa, sociale, di cittadinanza, di inclusione. Il naufragio di Cutro deve far riflettere tutti, deve essere un momento di riflessione per il Paese". Così Carlo Bonomi a Catanzaro per l’evento ‘Agenda Calabria’, organizzato da Unindustria Calabria, in merito al tema dei migranti. “La Calabria è una Regione di migranti e va sostenuta. L'anno scorso ha accolto nel silenzio e senza polemiche 18mila persone. E noi, come sistema delle imprese, dobbiamo ricordare alle istituzioni italiane che non si può concentrare l'attenzione solo su come frenare gli sbarchi, abbiamo bisogno di ragionare con calma e serenità nel merito. Come Paese, possiamo prendere spunto da questa tragedia per una politica di coesione organica. È un dispiacere che una regione come la Calabria e il suo mare vengano associati ad eventi così dolorosi”.
 
 
STIRPE: AUMENTARE I SALARI LEGANDOLI ALLA PRODUTTIVITA’ E INCENTIVARE LA CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO
Bisogna aumentare i salari legandoli alla produttività, incentivando la contrattazione di secondo livello con decontribuzioni e detassazioni”. Così Maurizio Stirpe, Vice Presidente per il Lavoro e le Relazioni industriali, in un’intervista al Messaggero. Nel colloquio il Vice Presidente è intervenuto su alcuni temi al centro del dibattito come il salario minimo e la riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni. “In Italia non esiste un problema di salari bassi nell’industria, poiché tutti i nostri contratti nazionali sono superiori a 9 euro lordi l'ora. Le paghe più basse sono nel commercio, nei servizi e nelle cooperative. Nell’industria, tra il 2000 e il 2021, fatto 100 i salari, siamo arrivati a 120. La produttività ha seguito la stessa dinamica per cui i salari sono cresciuti in linea. Confindustria non è contraria pregiudizialmente al salario minimo, ma crediamo che la strada sia l’applicazione dell’articolo 39 della Costituzione, che prevede la sottoscrizione dei contratti da parte di chi ha la reale rappresentanza di una categoria. Un contratto unico per ogni settore produttivo che abbia efficacia erga omnes, cancellando il groviglio dei mille contratti attuali. Per quanto riguarda il legame tra l’aumento dei salari la produttività il Vice Presidente ha affermato “Decontribuzione e detassazione sono strumenti validi che consentono alle aziende di ridurre il costo del lavoro, ai lavoratori di avere benefici in busta paga aumentando il loro potere di acquisto e al Paese di essere nel complesso più competitivo. Bene, ad esempio, la detassazione dei premi di risultato o gli incentivi fiscali per chi assume giovani e donne. Su questo fronte si può fare molto. Le risorse - ha osservato Stirpe - si possono certamente trovare, con 1.200 miliardi di spesa pubblica, gli spazi di manovra per dare una spinta a chi produce ci sono. E dobbiamo farlo proprio adesso con l'inflazione che morde, la transizione energetica da implementare e il trend da invertire sulla disoccupazione giovanile”. Infine, sulla riduzione dell’orario di lavoro Stirpe ha sottolineato “Bisogna prima di tutto fare chiarezza tra la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e una rimodulazione dell'orario stesso. Il nostro ragionamento è basato sui numeri: lavorare 40 ore in 4 giorni invece che in 5 cambia poco. Se invece la riduzione dell'orario comporta un aggravio dei costi per l'impresa e quindi la perdita di competitività, siamo sulla strada sbagliata. Dobbiamo definire un set di strumenti per le imprese e i lavoratori che garantisca un risultato positivo per entrambi, tenendo presente che la riduzione dell'orario non può essere disgiunta dal mantenimento o dall'aumento della produttività”.
 
 
SOSTENIBILITA’, DA ROS: FLESSIBILITA’ E PIU’ WELFARE PER L’INCLUSIONE FEMMINILE
“L’importanza guadagnata oggi dal tema sostenibilità gioca senz’altro a favore del percorso che resta da fare anche sul fronte della diversità di genere. Non dimentichiamo che nella “S” contenuta dall’acronimo Esg c’è anche il capitolo della diversità e dell’inclusione”. Così Katia Da Ros, Vice Presidente con delega all’Ambiente, Sostenibilità e Cultura intervistata dal Sole24Ore e dal Messaggero. “Si deve rendere il luogo di lavoro più inclusivo, in cui venga considerata la necessità di conciliare la vita professionale con quella personale. Serve flessibilità” nell’orario di lavoro “ma anche l’introduzione di una giusta dose di welfare aziendale. Bene anche gli asili interaziendali, mettendo insieme più realtà vicine. Non è possibile che ancora oggi una donna su cinque lasci il lavoro quando ha i figli. È senz’altro auspicabile che si punti sui corsi di empowerment femminile, proprio per dare alle donne la consapevolezza che i percorsi di carriera non sono legati al genere ma al merito. Gli stereotipi sono trappole pericolose” – ha aggiunto Da Ros rilevando come l’Italia non sia così indietro rispetto all’Europa: “Per una volta ci sono due dati a nostro favore. Abbiamo il più alto livello di amministratori indipendenti donna nei cda: abbiamo superato l’obiettivo europeo del 40% al 2026. Non solo: l’Italia ha un gap salariale di genere del 5% rispetto al 14,8% della media europea” ha concluso. 

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