Il porto di Civitavecchia sogna in grande grazie anche ai nuovi fondi affluiti dal Pnrr e ai nuovi investimenti. Ne parla oggi Milano Finanza.
Lo scalo numero uno per le crociere, dopo il crollo dei passeggeri con la pandemia, nel 2023 porta a casa già una vittoria ritrovando le grandi navi con numeri da record. La nuova sfida è ora tutta sui container e sulle infrastrutture e la diversificazione dei traffici. Anche alla luce delle nuove crisi geopolitiche in corso, a partire da quella del mar Rosso. Secondo gli ultimi dati del Centro studi Unindustria l’economia del mare in Italia vale 51,6 miliardi di valore aggiunto, pari al 3,4% del totale dell’economia nazionale e occupa oltre 920 mila addetti. Il Lazio è la sesta regione per quota di valore aggiunto e quarta per numero di occupati nella blue economy. Se si guardano, poi, i dati provinciali, spicca in testa la provincia di Roma, che da sola racchiude il 14,6% della ricchezza prodotta complessivamente in Italia su questo fronte (pari a 7,5 miliardi di euro) e il 14,4% degli occupati (oltre 132mila).
«Civitavecchia, e in generale tutto il sistema portuale del Lazio, hanno davanti sfide davvero importanti: da qui al 2026 tra Pnrr, fondo complementare e leggi di bilancio è necessario realizzare tutti quegli interventi strutturali di cui abbiamo assoluto bisogno per dare ulteriore slancio al nostro sistema portuale», spiega a Milano Finanza Cristiano Dionisi, presidente di Unindustria Civitavecchia. «C’è inoltre necessità assoluta di infrastrutture, come i due collegamenti trasversali più importanti: la Orte-Civitavecchia e la Roma-Latina. Tutto ciò servirà ad offrire ulteriori possibilità per attrarre investimenti e rafforzare le filiere industriali esistenti».
Secondo in Europa, dopo Barcellona, il porto di Civitavecchia ha ormai consolidato la sua posizione di vertice per quanto riguarda il traffico delle crociere. Ora la grande sfida, spiega Dionisi, «è conquistare una posizione importante anche per quanto riguarda la movimentazione delle merci: le potenzialità di crescita ci sono».
Una sfida questa che ora dovrà tener conto della nuova situazione di crisi che si è venuta a creare nel Mar Rosso a causa degli attacchi dei guerriglieri Houthi dello Yemen contro le navi in transito verso il Canale di Suez, dove il traffico è già diminuito del 60% a fronte della decisione di circumnavigare l’Africa presa da alcune grandi compagnie di movimentazione come la danese Maersk. «Le navi portacontainer che passano dal capo di Buona Speranza e partono da Shangai impiegano in media circa due settimane in più per arrivare a Civitavecchia e già iniziano a esserci alcuni ritardi nelle forniture di prodotti, generalmente quelli di più basso valore. Inoltre, non passando più per Suez, le navi potrebbero dirigere direttamente nei porti del Withub Nord Europa e il Lazio perderebbe il suo tradizionale ruolo di scalo, con ripercussioni anche nella logistica via terra».
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«Considerato lo scenario geopolitico globale «di grande incertezza e continua e prolungata instabilità, il nostro scalo - assieme agli altri porti del sistema quali Fiumicino e Gaeta - sta dimostrando una resilienza e una capacità di ripresa importanti. Frutto anche degli ingenti investimenti messi a terra per migliorare la connettività e la capacità di gestione dei carichi. Non abbiamo uno scenario di breve periodo facile davanti agli occhi ma stiamo cercando di mettere in atto tutte le iniziative necessarie per continuare a garantire una sostenuta e duratura crescita dei porti di Roma e del Lazio», afferma Pino Musolino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centro settentrionale.
In allegato l'articolo completo a cura di Giusy Iorlano