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News - 30/06/2025

CSDDD e CSRD - Approvata la posizione del Consiglio sulle semplificazioni proposte dall’Omnibus I

Il Consiglio definisce la propria posizione sulla rendicontazione di sostenibilità e sulla due diligence, con l’obiettivo di rafforzare la competitività dell’UE

Il Consiglio dell'UE ha comunicato la sua posizione ufficiale sul pacchetto normativo Omnibus, ribadendo l’obiettivo prioritario della semplificazione. In linea con le indicazioni della Commissione, la proposta da portare al tavolo negoziale con il Parlamento europeo conferma l’introduzione della soglia dei 1.000 dipendenti per l’applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive. Inoltre, viene proposto un innalzamento del limite di fatturato annuo a 450 milioni di euro, una modifica che escluderebbe molte imprese di medie dimensioni dal campo di applicazione della direttiva.

Per quanto riguarda la CSDDD, ovvero la direttiva sulla due diligence in materia di diritti umani e tutela ambientale, il Consiglio propone soglie ancora più elevate: almeno 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di fatturato netto. Questo restringerebbe l’ambito di applicazione a circa 6.000 grandi imprese con sede nell’UE e poco meno di 900 aziende extraeuropee.

Il pacchetto Omnibus I, presentato dalla Commissione nel febbraio 2025 e considerato prioritario dal Consiglio, mira a ridurre il carico burocratico per le imprese, migliorare la proporzionalità normativa e offrire maggiore chiarezza giuridica, mantenendo saldi gli obiettivi legati alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG).

 

La Direttiva CSRD, introdotta per assicurare una maggiore trasparenza e uniformità nella rendicontazione ESG delle aziende, è stata oggetto di diverse critiche negli ultimi mesi, soprattutto per la sua complessità e per il peso burocratico ritenuto eccessivo, in particolare per le piccole e medie imprese. Infatti, i requisiti iniziali coinvolgevano anche realtà con almeno 250 dipendenti o un fatturato annuo pari o superiore a 50 milioni di euro.

In risposta, il Consiglio ha definito un orientamento preciso: alleggerire il numero di soggetti obbligati, senza però compromettere la qualità e l’utilità delle informazioni fornite.

Concretamente, oltre all’esclusione delle PMI quotate, la nuova soglia di 1.000 dipendenti solleva dall’obbligo molte imprese di medie dimensioni. È stata inoltre introdotta un’alternativa basata sul fatturato: 450 milioni di euro di ricavi netti.

Tuttavia, è stata anche prevista una clausola di revisione che permetterà, se necessario, di ampliare nuovamente il campo di applicazione, qualora si rilevassero lacune informative significative. Il principio fondamentale resta quello della proporzionalità: richiedere requisiti più rigorosi solo alle aziende che dispongono delle risorse per farvi fronte, promuovendo allo stesso tempo la diffusione di una cultura della sostenibilità nel reporting.

Infine, il cosiddetto meccanismo "Stop-the-clock", già operativo da aprile 2025, introduce una proroga di due anni per le imprese non ancora coinvolte, offrendo loro un periodo utile per prepararsi e adattarsi, soprattutto in un contesto economico ancora incerto.

In modo analogo alla CSRD, anche la direttiva CSDDD ha subito un’importante revisione del proprio campo di applicazione. Il Consiglio ha optato per soglie più elevate, fissandole a 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di fatturato netto.

Questa revisione si fonda su un approccio basato sul rischio: le imprese saranno tenute a indirizzare i propri sforzi di analisi e due diligence verso quei segmenti della catena del valore in cui il rischio di effetti negativi è più significativo. Inoltre, il Consiglio ha accolto favorevolmente l’indicazione della Commissione di limitare il perimetro di controllo ai partner commerciali diretti (tier 1), salvo che vi siano prove concrete e verificabili che giustifichino un’estensione ulteriore.

Questa linea operativa consente una significativa semplificazione degli obblighi in termini di documentazione e gestione, preservando comunque il valore etico e strategico alla base della due diligence. Anche in questo caso è stata introdotta una clausola di revisione, che permetterà di riconsiderare l’estensione della normativa in futuro, qualora se ne ravvisi la necessità.

Infine, il Consiglio ha proposto di posticipare l’entrata in vigore della direttiva di un anno, fissando la nuova scadenza al 26 luglio 2028, così da garantire alle imprese un arco temporale più ampio per conformarsi ai nuovi requisiti.

 

Il Consiglio punta ora ad avviare tempestivamente il dialogo con il Parlamento europeo, con l’obiettivo di raggiungere un’intesa che riesca a coniugare ambizione regolatoria e sostenibilità operativa. La prossima fase dei negoziati sarà cruciale per definire i contenuti finali delle direttive e per delineare l’architettura futura della governance ESG a livello europeo.

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Valentina Gordiani




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Temi: ESG,Sostenibilità,Economia circolare,Transizione ecologica,


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