Alla vigilia dell'Assemblea Generale di Unindustria che si terrà domani al Palazzo dei Congressi di Roma, il Presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo è intervenuto oggi a Sky TG24 Economia ribadendo la necessità per l’Italia di dotarsi di un piano industriale nazionale di medio-lungo periodo, sostenuto da risorse proprie, per affrontare le sfide della competitività globale.
Secondo Biazzo, il Governo deve seguire l’esempio di altri Paesi europei, come la Germania, e mettere in campo misure strutturali per favorire gli investimenti produttivi e l’innovazione tecnologica. Solo in questo modo le imprese italiane potranno restare competitive in un contesto dominato dalla rilocalizzazione industriale americana e dalla crescente capacità produttiva della Cina.
In vista dell’Assemblea Generale di Unindustria che si terrà domani a Roma, con la partecipazione di oltre 1.200 imprenditori e gli interventi del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, del Sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, e del Presidente di Confindustria Emanuele Orsini, Biazzo ha evidenziato come il Paese abbia bisogno di una strategia industriale che guardi al 2026, garantendo stabilità e fiducia al mondo produttivo.
Riguardo al Lazio, seconda regione italiana per PIL, il presidente di Unindustria ha ricordato il percorso avviato insieme alla Regione per lo sviluppo di una Zona Economica Speciale (ZES) di circa 500 ettari, integrata con il Consorzio Industriale Unico del Lazio e con il progetto “Invest in Lazio”, presentato anche a Bruxelles.
L’obiettivo è attrarre nuovi investimenti, valorizzando i punti di forza del territorio: un sistema universitario e di ricerca avanzato, il tecnopolo regionale e l’aeroporto di Fiumicino come hub internazionale.
Sul fronte internazionale, Biazzo ha sottolineato la necessità di difendere la produzione nazionale di fronte alle politiche protezionistiche statunitensi e al fenomeno dell’Italian sounding, che genera perdite per oltre 11 miliardi di euro l’anno. Da qui la richiesta di incentivi mirati per spingere le imprese a continuare a produrre in Italia, rafforzando così il tessuto industriale e l’identità del Made in Italy.