“Il Distretto della ceramica sanitaria di Civita Castellana è un brand che tutto il mondo ci invidia: le aziende hanno puntato forte su qualità e innovazione, ci sono tutti gli elementi per promuovere e caratterizzare il Distretto come un marchio internazionale di sostenibilità”. Lo ha detto Angelo Camilli, Presidente Unindustria, a margine della presentazione dello studio “Sostenibilità territoriale del Distretto della ceramica” di questa mattina (qui le foto, lo studio è disponibile in allegato).
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Lo studio, presentato questa mattina nella sede di Unindustria a Viterbo, è stato realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini ed Unindustria e cofinanziato dalla Camera di Commercio di Rieti – Viterbo. Il Distretto industriale si estende sul territorio di 8 comuni, dove insistono 28 aziende, con una forza lavoro di circa 2mila e 100 unità. Nel 2022 il fatturato è stato di circa 377 milioni di euro, con un percentuale di circa il 45% di export. I pezzi prodotti sono stati 3 milioni e 100mila.
“Nel report sono analizzati i processi sostenibili delle aziende del Distretto, mettendo in luce punti di forza e criticità delle imprese. Il rapporto ci restituisce una fotografia e ci indica dei percorsi su cui le aziende devono indirizzare i propri sforzi, organizzativi e d’investimento, e le pubbliche amministrazioni devono avere consapevolezza del ruolo strategico che giocano accelerando o talvolta, purtroppo, frenando dinamiche virtuose”.
“Le imprese del Distretto della Ceramica hanno una specificità del ciclo produttivo che le porta ad essere particolarmente energivore e con margini limitati di riduzione delle emissioni. Eppure, anche per la grande crisi dei prezzi dell’energia che si sono trovati a fronteggiare, emerge una grande consapevolezza su questi aspetti ed è crescente l’interesse per nuove soluzioni. Già oggi, ad esempio, non si può che apprezzare i dati sul mix energetico: il dato del 60% di imprese con impianti fotovoltaici che coprono tra il 25% e il 50% del fabbisogno aziendale non è affatto banale, considerate anche le difficoltà che spesso incontrano le imprese nelle fasi autorizzative”.
“La sostenibilità va intesa sempre più come una leva di competitività essenziale per ogni territorio. Per il nostro sistema produttivo può diventare un processo di riposizionamento strategico fondamentale nelle catene del valore, se sapremo, da un lato, accompagnare quelle più tradizionali e meno pronte verso soluzioni non traumatiche, e, dall’altro, promuovere e sostenere iniziative industriali di frontiera per creare nuove filiere locali e nazionali sulle tecnologie e le soluzioni per la sostenibilità a 360 gradi”.
Lo studio è disponibile in allegato.