Un traguardo importante per la nostra associata Pallini: la storica azienda romana produttrice di liquori si appresta a festeggiare i 150 anni dell'azienda. Non è facile arrivarci, attraversando due secoli, rimanendo fedeli alla propria storia, ma necessariamente innovando: prodotti, mercati, target.
Ed è comprensibile che Micaela Pallini stia già pensando a come festeggiare, individuando qualcosa che ribadisca lo stretto legame tra l’azienda, che ha come marchio il cognome di famiglia ed è la più antica distilleria di Roma, e la città: «Stiamo pensando a qualcosa che resti come patrimonio di Roma, che i cittadini possano utilizzare. La riqualificazione di un’area urbana, oppure di Colle Oppio. Decideremo in accordo con il Comune».
È il 1875 quando Nicola Pallini fonda l’Antica Casa Pallini, ad Antrodoco, paese fra Lazio e Abruzzo. Poi all’inizio degli anni ’20 il figlio di Nicola, Virgilio, decide di spostarsi nel cuore di Roma, aprendo una distilleria dietro il Pantheon, dove restano fino agli anni ’50. Poi il trasferimento in zona Tiburtina, «dove siamo ora». Assetto più industriale, nuovi macchinari, il lavoro sul marchio e il lancio dello slogan pubblicitario “è Pallini un gran mistrà” che ancora molti ricordano.
Se in passato è stato il mistrà il prodotto identitario, oggi i due terzi del fatturato dell’azienda, quasi 22 milioni di euro, derivano dal limoncello. Una novità che debutta negli anni ’90 e trova radici nella storia della famiglia, che ha un laboratorio a Vietri: «Abbiamo preso una nostra ricetta, utilizziamo solo limoni di Amalfi». È lei, laureata in chimica, esponente di uno dei quattro rami della famiglia proprietaria, artefice di questo balzo: dal 2001 è al vertice dell’azienda.
«Il Limoncello Pallini oggi è il numero uno a livello mondiale. Mentre il mistrà può essere divisivo per il suo sapore così forte, il limone piace a tutti. E il limoncello si è rivelato un successo, puntando sulla qualità». Ma non si può rimanere fermi, in una società che cambia rapidamente stili e tendenze. Fenomeni che Pallini conosce e analizza, non solo per definire le strategie aziendali, ma anche nel suo ruolo di presidente di Federvini, prima donna al vertice della federazione.
«È cambiato il modo di bere, ha preso piede il momento dell’aperitivo rispetto alla cena. Le donne bevono più di prima. Il vino da tavola per esempio sta soffrendo», dice Pallini. Ecco quindi che è arrivato nella gamma dei prodotti lo spritz al limoncello, anche in lattina. Sta prendendo piede come tendenza anche il fusto premiscelato, per servirlo alla spina. «Consolideremo lattina e premiscelato, per dare una veste più moderna ai prodotti». Mistrà, Limoncello, Sambuca, sciroppi, gin, con un distillato pluripremiato: la gamma Pallini è assai ampia.
Nel 2022 è stato acquisito l’Amaro Formidabile, un distillato di alta gamma, creato da un bar tender romano, «l’amaro di Roma, tutto fatto a mano, ci ha permesso di tornare nella ristorazione». A questo si sta aggiungendo un’attività di importazione e distribuzione di prodotti. Al Bar Show 2024, dove Pallini era presente con uno stand, è stata presentata la collaborazione con Ginarte, entrato in casa Pallini come distribuzione, gin toscano della famiglia Cavalli. L’80% del fatturato è dovuto all’export, la Pallini è presente in oltre 80 paesi. Le radici romane sono sempre molto forti: «Roma è la città d’Italia dove si beve meglio, stiamo collaborando con alcuni bar tender per individuare le nuove tendenze e intercettare nicchie nuove di mercato». Certo, la crisi internazionale si fa sentire. Pesa l’aumento dei costi, dovuto al rincaro delle materie prime, a partire dal vetro, all’energia, dice Pallini, sottolineando che il mondo del beverage ha alzato meno i prezzi rispetto al resto del food. Ma anche su questo fronte ci si sta rimboccando le maniche: «nel 2024 abbiamo installato i pannelli fotovoltaici per risparmiare sui costi dell’energia. Stiamo lavorando per migliorare l’impatto ambientale ed anche questa è una nostra sfida».
In allegato l'articolo a cura di Nicoletta Picchio per Il Sole 24 Ore.